sabato 2 settembre 2017

I Cinerari del Museo di Centuripe

I Cinerari del Museo di Centuripe

Le forme più diffuse di sepoltura sono state nell’antichità l’inumazione e la cremazione. La loro diversità forse risale alle diverse ascendenze delle civiltà che le hanno adottate. Da una parte i popoli indoeuropei, portatori del culto del Sole, di cui il fuoco sarebbe un’espressione; dall’altra i popoli  mediterranei, adoratori della Terra in quanto dea madre, dalla quale tutto proviene e alla quale tutto ritorna.
Al comune e generale rito dell’inumazione si affiancò in Grecia la cremazione e queste due modalità di sepoltura convissero per un certo tempo, fino a che, verso il VII secolo a.C., prevalse la cremazione.
L’eredità culturale e religiosa dei Greci venne poi trasmessa ai Romani, presso i quali coesistevano i due riti funebri: infatti nella raccolta di leggi delle XII tavole, era vietato seppellire o cremare i cadaveri all’interno della cinta muraria urbana.
Secondo il naturalista Plinio, la cremazione presso i Romani  sarebbe stata inizialmente adottata per la necessità di riportare in patria i resti dei soldati caduti in territori lontani, ma anche quella di eliminare quanto prima possibile i cadaveri dai campi di battaglia, evitando così tra l’altro possibili epidemie.
Durante l’Impero, le pire venivano erette con grande pompa ed ingenti spese, con la salma avvolta in un telo di amianto per tenere le ceneri umane separate da quelle della legna utilizzata per il rito. Poiché tali procedure erano molto dispendiose, esse erano ovviamente accessibili ai soli nobili ed ai cittadini più facoltosi. Questo fu uno dei motivi di disapprovazione da parte dei primi Cristiani, che ritenevano il ricorso a tali pratiche e cerimonie una dimostrazione di mancanza di umiltà.
Dopo il riconoscimento della nuova religione da parte degli imperatori romani, venne concesso ai cristiani il diritto di culto e di riunione e contestualmente venne vietata la cremazione e favorita la sepoltura; questa da allora verrà effettuata con l’adozione del nuovo rito cristiano.
L'urna cineraria è l’elemento che ha caratterizzato la pratica della cremazione. Nell'urna cineraria romana, per lo più in marmo o in pietra, prevalevano sempre i medesimi elementi: tabelle per l'iscrizione e rilievi decorativi o simbolici; in essa venivano  deposti  i resti residui del cadavere dopo il rogo sulla pira. 
Generalmente questi contenitori, di forme e dimensioni varie, erano chiusi da coperchi e venivano custoditi all'interno di colombari. Il colombario era una forma di tumulazione collettiva molto diffusa fra i romani. Si trattava di un tipo di tomba, in ambiente ipogeo, caratterizzata da file di piccoli loculi disposti lungo le pareti e destinati a contenere le urne cinerarie. Ebbero la massima diffusione tra la metà del I secolo a.C. e il II secolo d.C. Fra i più importanti, i colombari di Vigna Codini, a ridosso delle Mura Aureliane e il colombario di Pomponio Hylas, a poca distanza dalle precedenti.

I Cinerari che si trovano presso il Museo Regionale di Centuripe, rappresentano, assieme alle statue e ai monumenti in città del medesimo periodo, l’importanza che l’antica Centuripe ebbe durante il periodo romano. La loro varietà, il numero e, in qualche caso, il livello artistico, contribuisce a qualificare ulteriormente le collezioni del Museo.


Jean Houel individuò e disegnò, nel 1778, questa urna marmorea.
 “Nella sacrestia di questa chiesa si vede una piccola urna cineraria di marmo: è di una così bella esecuzione, che io presento qui questo saggio. E' della migliore epoca dei Romani. E' stata trovata in una tomba all'inizio di questo secolo.”


Dal 2000 l’urna si trova presso il Museo. Nel 2010 è stato eseguito su di essa il restauro-ripulitura, utilizzando notevoli impacchi di cotone imbevuto di acqua demineralizzata contenente carbonato di ammonio, carbonato di sodio, New Des (preservante) e EDTA (acido).


Urna cineraria a edicola, con figure zoomorfe e fitomorfe.



 Sul fronte principale, ai lati, bucrani (segnalati con il commento in fondo al post, che qui ringrazio)  sormontano aquile; un festone è appeso alle corna dei bucrani e su di esso  sono poggiati due uccelli affrontati sormontati da una tabella.



      Il frontone, a doppio spiovente, ha ai lati palmette e contiene nel timpano una ghirlanda e dei nastri. La tabella è stata erasa, probabilmente quando l’urna fu riutilizzata in sacrestia come acquasantiera; un tubicino di piombo, ormai rimosso, era un segno evidente di questo tentativo di riuso.
Dimensioni: Altezza 0,325; larghezza 0,315; profondità 0,275

Il bucranio si ricollega all'usanza greca di appendere all'esterno dei templi i crani degli animali sacrificati.
L’Aquila è l’emblema della potenza cosmica Il suo librarsi verso l’alto nel cielo, lo rende simbolo del movimento ascensionale dalla terra al cielo, dal mondo materiale al mondo spirituale, dalla morte alla vita.
Gli uccelli affrontati, con becchi congiunti, alludono alla sopravvivenza dell’anima.
Festoni, ghirlande, foglie e frutti sono simboli di vita e di abbondanza.




Urna cineraria marmorea, n° inv.  Ka 808,  a coppa profonda su base conica, con prese e coperchio conico terminante in alto con un pomello.



Dimensioni: altezza 0,41; diametro bocca 0,245, larghezza ai manici 30,7
  




Urna cineraria marmorea a edicola, n° inv.  Ka 843,  con figure zoomorfe e fitomorfe; 

sul fronte principale due grifoni contrapposti, con in mezzo un cratere, sono sormontati da una tabella che reca l’iscrizione  "C. SCRIBONI FLACCIANI". 


Ai lati tripodi con zampe leonine poggiano su teste d’ariete e sostengono lebeti baccellati. Il coperchio è a doppio spiovente, ai quattro angoli palmette e nel timpano due uccelli affrontati che si contendono, forse, una farfalla.
Dimensioni: altezza 0,36; larghezza 0,34; profondità 0,32


Ariete con le corna a forma di spirale, è il simbolo dello slancio verso la vita, dell'eterno ricominciare, della perenne rinascita.
I Grifoni sono i guardiani del tempio ed esercitano questa funzione anche per il mondo dei morti. La Farfalla identifica Psiche che, in greco, significa sia anima che farfalla. 




Urna cineraria marmorea a edicola, n° inv.  Ka 844,   con figure zoomorfe e fitomorfe; 

Il centro del registro inferiore è occupato da due putti che sostengono una edicola templare con all’interno un busto di fanciulla e due uccelli affrontati nel timpano; l’edicoletta è sormontata da una tabella che reca l’iscrizione: "SCRIBONIA P. F. FLACCILLA ANN XIII". Sui lati, del corpo inferiore, colonnine a vari ordini sono sormontate da aquile. 


Il coperchio, a doppio spiovente,  è lavorato a scaglie, ai lati posteriori palmette; 


sui lati del frontone le sfingi, il timpano ospita una ghirlanda e dei festoni.
Dimensioni: altezza 0,475; larghezza 0,308; profondità 0,27

La Sfinge simboleggia il mistero della vita a cui l’uomo non può dare risposte.


   Entrambe le due precedenti urne cinerarie, n° inv. Ka 843 e Ka 844, provengono da una tomba individuata casualmente, alla fine degli anni '50 del secolo scorso, nel margine ovest della necropoli di C/da Casino.


 

La necropoli di contrada Casino, durante le campagne di scavo condotte da Paolo Orsi all'inizio del novecento, e da Bernabò Brea nel 1942, aveva restituito migliaia di reperti, soprattutto ellenistici; evidentemente la necropoli ellenistica, ancora in uso nel II secolo d.C., si era ampliata ulteriormente verso la città. I reperti ellenistici, in buona parte, fanno bella mostra solo nei magazzini del Paolo Orsi di Siracusa. Le urne, che furono acquistate dal Comune per la somma di £. 100.000, per fortuna sono rimaste a Centuripe.


     Da una interessante partita di materiale, proveniente da una necropoli in c/da Gelofia, provengono le successive urne cinerarie, costituite da un doppio involucro: di terracotta all'esterno  e di piombo all'interno, coperchio compreso.



Urna e coperchio di piombo,  n° inv. Ka 984,a base quadra.



Urna e coperchio di piombo, n° inv. Ka 985.



Urna cineraria cilindrica, n° inv. Ka 994, monoansata in terracotta. H 0,238; diam. 0,308



Probabile anima interna e coperchio di piombo di cui alla  precedente urna, n° inv.  Ka 986.



Urna cineraria cilindrica, n°inv. Ka 995, monoansata in terracotta, con anima interna e coperchio di piombo.  H 0,262; diam 0,310




Urna cineraria cilindrica, n° inv. Ka 996, monoansata in terracotta, con anima interna e coperchio di piombo.  H 0,242; diam 0,306

Altre tipologie di urne cinerarie, quali le grandi anfore per il trasporto di derrate alimentari riadattate e i vasi in terracotta, anche se presenti, sono state appositamente tralasciate.   
Enzo Castiglione

1 commento:

  1. Mi permetto di segnalare che, nella prima urna cineraria descritta, le figure animali presenti sono bucrani (crani di buoi) e non teste di arieti. I bucrani sono largamente rappresentati in ambito funerario romano.

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