giovedì 29 aprile 2021

Ottaviano Augusto da Centuripe

 Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto da Centuripe


        1 - Il ritrovamento

Gli anni ’20 del secolo scorso sono stati testimoni, per l’archeologia centuripina, di vari avvenimenti; forieri, per certi versi, di ciò che sarebbe successo nei decenni successivi. In particolare, nel 1926 viene pubblicato “CENTURIPE” una pregevole monografia di Guido Libertini che fa il punto sulla Centuripe archeologica. Sempre nel 1926 la Reale Soprintendenza di Siracusa, intraprende ricerche ed indagini archeologiche nella pendice sottostante la “corsa dei cavalli”, che Libertini aveva segnalato come "molto interessante" nella sua pubblicazione. L’avvenimento, che aveva comportato lo smantellamento della strada sterrata che consentiva l’ingresso al paese, era stato motivo di scontri e dissapori tra il Comune di Centuripe e la medesima Soprintendenza. Finalmente, durante il 1938, si stava provvedendo alla costruzione di quel tratto di strada sorretta da piloni e arcate. Il 30 aprile, lo scavo di fondazione a mano, del primo pilone, era già arrivato a completamento, quando uno degli operai, Peppino Senfett, fu colto da spavento più che da meraviglia per ciò che gli si presentava davanti agli occhi; il manufatto rovesciato infatti dava l’impressione che quelli fossero proprio i resti di un cadavere. Dopo lo spavento ovviamente sopraggiunse immediato lo stupore e la gioia della scoperta, ritornava alla luce uno dei ritratti più belli, che si fossero mai visti, del primo imperatore romano: Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto!


La scoperta, d’altronde, non era altro che la riconferma di quanto l’area archeologica non avesse già rivelato. Già i rinvenimenti del 1926, avevano relazionato i resti dell’antico edificio con personaggi della famiglia Giulio-Claudia, e, il culto della memoria di Augusto era già stato testimoniato dalla scoperta di una epigrafe frammentaria, relativa a un IIII VIR AUGUSTALIS. 
Gli antichi vincoli di amicizia tra Centuripe e Roma erano noti fin dai tempi dell’occupazione romana dell’isola, ed i sentimenti per Roma erano riconosciuti con espressioni di fedeltà estrema; così come è nota la simpatia che Cicerone avesse per questa città della Sicilia, da lui definita “totius Siciliae multo maxima et locupletissima”. Anche i rapporti tra Centuripe e l’imperatore dovettero essere altrettanto profondi ed amichevoli. Da Strabone sappiamo che i centuripini avevano sostenuto Ottaviano nella sua campagna di Sicilia contro Sesto Pompeo, per cui la loro città fu restaurata insieme a Catania e a Siracusa. La presenza di notevoli monumenti di quel periodo a Centuripe, attestano le parole del geografo.
Purtroppo, malgrado le forti opposizioni e le resistenze della comunità centuripina,  che aveva cercato in tutti i modi di bloccare la partenza del reperto, e malgrado fosse già stato fondato l’Antiquarium Comunale, le istituzioni, con il Ministro in testa, decisero, all’epoca, di trasferirlo a Siracusa.

2 – Celebrazioni per il Bimillenario della nascita di Augusto

Per capire fino in fondo cosa rappresentasse, nel 1938, quella scoperta e quel ritratto marmoreo per Centuripe, è necessario contestualizzare il ritrovamento tra gli avvenimenti e le celebrazioni che il regime stava effettuando da qualche anno sul suolo patrio. La figura del princeps Augusto da sempre era stata oggetto di interesse storico e politico nei secoli. Fu, però, durante il regime fascista che Augusto divenne un mito!

Mussolini non amava particolarmente Augusto, era lo zio di Augusto, Giulio Cesare, il suo eroe. E di fatto, nei primi anni del fascismo, di Augusto si parlò poco. Solo dopo la conquista dell’Etiopia e la  proclamazione dell’Impero, cominciò a manifestarsi l’interesse per l’altro grande fondatore di impero. Il 1937 coincideva proprio con i duemila anni dalla nascita di Augusto, il bimillenario augusteo! Il regime quindi inizio a diffondere l’idea che l’avvento del fascismo era l’inizio di un’epoca che faceva rivivere lo splendore dell’epoca romana.  La vicenda politica e la persona di Augusto vennero assorbiti dalla propaganda di regime; furono recuperati storia e simboli dell’antica Roma e dell’imperatore padre dell’impero, si mirava a creare una matrice culturale da utilizzare per accattivarsi le simpatie del popolo. Venne risistemata per l’occasione l’area del Mausoleo di Augusto, fu ricollocata l’Ara Pacis. Si inaugurò la Mostra Augustea della Romanità. Si pubblicarono varie raccolte di saggi su Augusto, si svolsero importanti convegni.



Ai festeggiamenti sfarzosi, in occasione del bimillenario, furono chiamati a parteciparvi tutti i classicisti dell’epoca che si affrettarono a scrivere pagine di argomento augusteo appena Augusto venne posto come oggetto di culto. Tema principale dei festeggiamenti, ovviamente, era il parallelismo tra i due condottieri: il princeps Augusto e il duce Mussolini. Emblematica, durante i festeggiamenti, fu anche la mostra augustea della romanità organizzata tra il 1937-1938. La mostra, che si tenne sotto la supervisione dell’archeologo Giulio Quirino Giglioli, si poneva l’obiettivo di creare un legame tra la storia passata di Roma e il presente e rafforzare la combinazione Mussolini-Augusto.

    Selezione di francobolli celebrativi del bimillenario Augusteo

Un ulteriore evento, il V Congresso nazionale di studi romani, si teneva a Roma proprio in quei giorni, tra il 24 ed il 30 aprile 1938; e da li a poco si sarebbe celebrato il Convegno Augusteo del 23-27 settembre 1938.
Da ciò si percepisce come i centuripini si ritenessero baciati dal destino e segnati da quel ritrovamento. Immaginiamo quindi l’esplosione della rabbia per l’esproprio del ritratto marmoreo, che era stato perpetrato ai loro danni. La nemesi della storia, come sappiamo, ha in parte vendicato il torto subito dai centuripini: mentre l’impero creato da Augusto durò secoli, quello voluto e osannato da quest'ultimo regime durò solo pochi anni. 

3 – Descrizione e confronti

Il ritratto centuripino è realizzato in marmo bianco a cristalli grandi, alabastrino; misura alt. mass. 38cm; largh. 25cm; prof. 24,5cm;  testa (sommità del capo - mento) 27cm.. Si conservano per intero ed in buono stato la testa ed il collo, a parte alcune leggere abrasioni  sulla punta del naso, sulle ciocche della calotta cranica, in particolare nella parte inferiore del lato posteriore, che risulta per intero grossolanamente sbozzata ed incisa. Si conserva anche il taglio netto in diagonale verso  l’interno della scapola destra,  funzionale all’alloggiamento in una statua od un busto, innesto di cui manca l’intera porzione inferiore.


Siracusa, museo archeologico regionale P.Orsi (inv.50698)

Gli occhi hanno diversa larghezza. La testa dell’imperatore volge a destra con una contrazione vigorosa e spessa dei muscoli del collo, che trasmettono una certa tensione dinamica, assecondata dalla leggera inclinazione a destra del capo. L'aspetto eccessivamente levigato e trasparente del volto, contrapposto alla massa più ruvida dei capelli, è una caratteristica stilistica dell'epoca in cui questa testa è stata realizzata; le puntuali osservazioni iconografiche vanno quindi riferite al prototipo, al ritratto che è stato utilizzato come modello per l'Augusto da Centuripe. La capigliatura è resa col sistema di tracciare il disegno generale delle ciocche, e nella frangia sono tracciate sottili incisioni. Interessanti osservazioni tecniche sono possibili nella parte posteriore della capigliatura, meno rifinita (chiaramente perché non in vista). 
E’ probabile che il ritratto centuripino di Augusto sia la copia di qualche ritratto di età giulio-claudia eseguita forse in epoca adrianea. Il ritratto è stato identificato fin dalla sua prima pubblicazione come uno degli esemplari più fedeli al modello di Prima Porta, anche se sono stati individuati altri elementi riconducibili a diversi tipi di ritratti del principe e si è infatti parlato di opera di stile eclettico da riportare alla maturità di Augusto.

 Un altro parallelo storico è con il bel ritratto proveniente da Arsinoë nel Fayum oggi conservato a Copenhagen, rispetto al quale sembrano indubbie alcune assonanze, in particolare la costruzione della fronte, la fisionomica dei tratti del viso e punti comuni di distanza dal modello.
In realtà però può risultare abbastanza evidente come l’esemplare centuripino mostri alcuni particolari formali e tipologici apparentemente in contraddizione tra di loro, particolari che tendono ad allontanarlo parzialmente da questi due ritratti, dai tagli netti e metallici, ed ad avvicinarlo proprio ad alcune evoluzioni posteriori della ritrattistica augustea. Complessivamente gli esemplari che mostrano uno schema frontale della chioma maggiormente simile sono la statua di Mérida, l’esemplare da Arsinoë e l’Augusto di Via Labicana.

4 – I tempi sono maturi per il ritorno a casa ?

Nel settembre 2011, il ritratto di Augusto ritornò a Centuripe, ma solo per un prestito temporaneo di qualche mese; la sua presenza, presso il nuovo Museo Archeologico Regionale di Centuripe, fece registrare un aumento considerevole di visitatori.

                               

                                                        Centuripe, 19 settembre 2011

Oggi il ritratto Augusteo è ancora decontestualizzato, così come gli altri ritratti provenienti dal sito centuripino degli augustales, dal gruppo scultoreo di appartenenza che si trova esposto nel Museo centuripino; ed è triste constatare come esso sia ancora abbandonato e senza alcuna valorizzazione, presso i magazzini del Museo Archeologico Regionale di Siracusa. Ci si augura, nel rispetto del suo originario ritrovamento e della sua provenienza, che venga concesso l’affido per una futura e lunga permanenza presso il Museo Archeologico Regionale di Centuripe. Anche per una sorta di risarcimento morale nei confronti di questa città, che ha subito negli ultimi due secoli saccheggi ed espoliazioni, non solo attraverso scavi di frodo, ma dalle scelte delle istituzioni che si sono adoperate per un ulteriore impoverimento della città. 
Durante gli scavi archeologici del 1907, in contrada Casino, Paolo Orsi si impegnava ad acquistare la collezione Mammana, poi acquisita dal Museo di Siracusa; inoltre i reperti provenienti dagli scavi di centinaia di tombe dal 1907 al 1911 e poi ancora nel 1918 e nel 1932 sono stati nel contempo attribuiti al Museo di Siracusa. La sottrazione di beni “per forza maggiore” è andata avanti, anche negli anni ’20 del secolo scorso, malgrado la istituzione a Centuripe di un Antiquarium; infatti i materiali acquistati da Biondi Antonino nel 1932 e i  ritrovamenti presso il sito degli augustali nel 1938, nonché i corredi di sessantuno sepolcri scavati da Bernabò Brea nel 1942, sempre in contrada Casino, hanno continuato ad arricchire la collezione del museo siracusano.  Un danno irreversibile al patrimonio archeologico di questa cittadinanza, che ricordiamolo era iniziato addirittura nel Settecento ad opera di Ignazio Paternò Castello Principe di Biscari; egli fece rivoltare i terreni centuripini alla ricerca di “oggetti belli” confluiti nella sua pregevole collezione, in buona parte donata al Comune di Catania e in parte acquisita dal medesimo ente. Anche qualche museo della nostra regione può vantare reperti centuripini provenienti da acquisizioni pervenute “allegramente” dal mercato antiquario. Ultimamente, addirittura, una sentenza del Tribunale di Enna assegnava parte del materiale proveniente da un sequestro, alla AAPIT di Enna; l’ente provinciale che è poi stato assorbito dal Servizio Turistico Regionale. Sarebbe interessante verificare, che fine abbiano poi fatto, quelle 100 tanagrine, ritenute da un accertamento peritale false (?!) e assegnate nel 2002 alla ex AAPIT (Azienda Autonoma Per l’Incremento Turistico di Enna).

Cesare Ottaviano Augusto,  come sappiamo dalle fonti storiche, è stato protagonista ed emblema della rinascita per l’antica Centuripae; siamo convinti che l’eventuale ed auspicabile affido al Museo, anche attraverso la possibilità di un prestito a lungo periodo, accompagnato da una decisiva campagna di comunicazione e promozione, possa ancora rappresentare una rinascita per la città e un ulteriore impulso alla valorizzazione del suo straordinario patrimonio storico-archeologico, dalla decadenza inesorabile a cui appare destinato. 
                                                                                                             Enzo Castiglione