domenica 19 maggio 2019

Il baule della discordia


Il baule della discordia



Nell’ottobre del 1993, Centuripe fu il teatro di alcuni ritrovamenti fortuiti che furono definiti al primo impatto “eccezionali”,  ma che nell’immediato seguito della vicenda, produssero solo situazioni pirandelliane. Il 20 Ottobre venivano segnalati, da alcuni giovani di una società appena costituitasi, scavi clandestini e la violazione di alcune tombe in contrada Bagni;  nella medesima occasione i medesimi  segnalavano il ritrovamento dei resti di un manufatto antico in prossimità della discarica comunale. Il giorno successivo, in contrada Gelofia, sempre i medesimi individuavano, nella trincea di scavo di un costruendo acquedotto,  antiche tombe appena violate dai clandestini.
  

Tra tutti gli avvenimenti, di cui si rese protagonista questo gruppo di volenterosi giovani, la notizia del ritrovamento, nella discarica comunale, di un antico sarcofago era sicuramente la notizia più eclatante; non tanto perché le tracce di tombe, ritrovate anch’esse fortuitamente, non lo fossero, ma perché sarcofagi con siffatte caratteristiche a Centuripe non se ne erano mai visti in secoli di ricerche e scavi.
 Nel passato, solo l’archeologo Paolo Orsi aveva visto a Centuripe un sarcofago fittile, databile tra il IV e il III secolo a. C., però con decorazione dorica a metope e triglifi. Eppure Paolo Orsi, all’inizio del secolo scorso, di tombe a Centuripe ne aveva scavate a centinaia in contrada Casino e in altre aree; del sarcofago, che aveva solo visto, ovviamente non vi è più traccia.
Dopo di che, Luigi Bernabò Brea, che nel 1942 curò altre esplorazioni in contrada Casino e a nord di essa con la individuazione di una settantina di tombe, Guido Libertini autore di una notevole monografia su Centuripe, Giovanni Rizza che esplorò la necropoli di Piano Capitano con il ritrovamento di grandi tombe a camera, mai si imbatterono in grandi manufatti del genere. Per non parlare degli altri studiosi che si sono occupati di archeologia a Centuripe fino ai giorni nostri.
La spiegazione potrebbe essere molto semplice. Considerati i declivi accidentati delle pendici dove gli antichi centuripini sceglievano di seppellire i loro morti e considerato il notevole peso e la difficoltà del trasporto in loco di questi enormi contenitori, la scelta tipologica, chissà perché, era ricaduta semplicemente su fosse, rivestite da mattoni o pietrame, poi ricoperte, dopo la deposizione, da almeno sei/otto lastroni litici. Una vera e propria tomba costituita da elementi smontati e assemblati sul posto: geniale.
Paolo Orsi, nella monografia dedicata agli scavi condotti a Gela tra il 1900 e 1905, notava come nelle necropoli arcaiche gelesi, a causa della scarsità di pietre, si assistesse già nel VII secolo a. C. al “trionfo della creta sulla pietra”. Segnalava tra l’altro che dal 550 a.C. i sarcofagi fittili divenivano predominanti, sarcofagi che lui chiamava “bauli” perché così venivano chiamati oltre un secolo fa dai gelesi.
La diffusione in Sicilia ed i centri interessati da questo particolare tipo di sepolcri è inoltre attestato dall’interessante studio della D.ssa Carmela Bonanno: “I sarcofagi fittili della Sicilia”; nato come tesi di perfezionamento in archeologia classica negli anni ‘80 e poi, aggiornato, pubblicato nel 1998 da l’Erma di Bretschneider. Centuripe, ovviamente, non rientra tra i centri in elenco.
Questo sarcofago era comparso in discarica, quando si dice il caso, appena in tempo per promuovere i buoni propositi costitutivi di una giovane società che intendeva muovere i propri passi nell’ambito dei beni culturali centuripini. 
In quegli anni, bisogna ricordare,  il museo archeologico viveva alcuni lavori di completamento e l’andirivieni delle varie ditte pronosticava, quasi imminente, la sua apertura al pubblico. Diventavano improvvisamente importanti le attività e le professionalità di cui la struttura museale si doveva dotare.
Ma è risaputo il diavolo esperto in pentole non lo è in coperchi,  l’epilogo di questa storia è la classica situazione pirandelliana dove in certe situazioni non tutto corrisponde poi alle attese. Appena vi fu il sentore che tutti quei ritrovamenti fortuiti, in un così considerevole breve lasso di tempo,   potevano condurre a situazioni inaspettate o a qualche probabile indagine,  immediate furono le prese di distanza di una buona parte dei soci.

"...con riferimento al presunto ritrovamento del reperto archeologico denominato "SARCOFAGO" fatto da alcuni soci della cooperativa "mmmmmm" facciamo presente che tali iniziative devono considerarsi personali e non coinvolgono l'intero organismo sociale della cooperativa.
  Pertanto ci decliniamo da ogni eventuale responsabilità che ne potrebbe conseguire da tale iniziativa."
 Centuripe 18 novembre 1993
In un vidiri e svidiri  il baule era passato da notizia sparata a sette colonne sul quotidiano locale, a motivo di forte dissenso e di discordia!
Fine della storia !?



Ci si chiede a questo punto: “ Di questo baule della discordia adesso cosa ne dovremmo fare ? ” E’ ingombrante, di provenienza incerta, decontestualizzato irrimediabilmente dal contesto storico-scientifico e anche, come abbiamo visto, portatore sano di sfiga.
 Le condizioni in cui è stato ritrovato, sono a dir poco pietose; difatti è stato letteralmente fatto a pezzi, per renderne più semplice il trasporto e potersene disfare. La parte inferiore del sarcofago è costituito da una trentina di frammenti, mentre il coperchio, costituito da una quindicina di frammenti,  è mancante nell’insieme di parecchi elementi anche se corrispondenti a fratture fresche.
 Difatti solo la ricostruzione grafica consente oggi una provvisoria  proiezione delle dimensioni e la ricomposizione delle masse.
  


   Si tratta in sintesi di un sarcofago fittile a forma di baule, databile al V secolo a. C.. La parte inferiore, la cassa, ha all’incirca queste dimensioni: lunghezza 212 cm., larghezza 96,5 cm., altezza 68,6 cm, profondità interna verticale 64 cm.. La base è piana e di forma rettangolare. Le pareti sono diritte e si incontrano agli angoli formando un angolo retto. L'orlo aggetta dalle pareti della cassa cm 8,7. All'interno della cassa gli angoli sono arrotondati.


Il coperchio manca di elementi che ne consentano la completa ricomposizione, ed ha all’incirca queste dimensioni:  lunghezza 101,5 cm x 2, larghezza 86,6 cm., alzato 40 cm. circa. Se riassemblato, è costituito da due pezzi di dimensioni pressoché uguali accostati; ciascuno dei due pezzi è a doppio spiovente, con dorso a profilo tondeggiante . Nelle testate l'orlo dei lati aggetta circa cm 2,5 e costituisce la cornice di un frontoncino di forma triangolare.
Recentemente a Gela, durante gli scavi per la rete idrica in via Cicerone, è stato ritrovato  un sarcofago che presenta alcune caratteristiche simili.



Se consideriamo che si tratta comunque di un antico sepolcro, anche se tipologicamente estraneo alle sepolture centuripine,  considerate le vicissitudini,  potrebbe essere rimontato e collocato presso il livello espositivo che, all’interno del museo centuripino, ospita le  necropoli, se non altro per documentare una diversa tipologia di sepoltura in uso da qualche parte in Sicilia già dalla metà del VI secolo a. C..  


In tempo di crisi, quando ci ricapiterà la fortuna di trovare qualcos’altro ?
                                                               
                                                                                                               Enzo Castiglione
  
Breve bibliografia di riferimento:
-   I sarcofagi fittili della Sicilia - Carmela Bonanno – Roma: “L’ERMA”  di BRETSCHNEIDER, 1998;
-   Rosa Maria Albanese Procelli - Università di Catania, Sepolture di guerrieri della prima metà del V secolo a.C. nella Sicilia interna: l’evidenza da Montagna di Marzo;
-   Paolo Orsi, Gela. Scavi del 1900-1905;