domenica 25 settembre 2022

Crocus Centuripensis

 

Crocus  Centuripensis

Oro rosso di Sicilia


Scritti antichi danno notizia della coltivazione dello zafferano in Sicilia già in età greco-romana.  Particolarmente rinomato era quello di  Centuripe, impiegato tanto nel campo medico che della profumeria.  I Romani lo importavano infatti da lì, oltre che dalla Licia e dalla Cilicia.

Per calmare congiuntivite e infezioni oculari di vario genere, venivano utilizzati colliri a base di olio di zafferano, mentre tra i profumi più raffinati e costosi  vi era il “krocinon”. Il filosofo e botanico greco antico Teofrasto riferisce che il “krocinon” si otteneva, come quello di giglio, dai fiori lasciati in macerazione nell’olio. Si trattava di una fragranza intensa, impiegata sia come profumo per la persona (ovviamente chi poteva sostenerne il costo), sia mescolato a olio di mirra nei banchetti. Il delicato profumo, rilasciato dai due oli, rendeva ancora più gradevole l’atmosfera del simposio.

Lo zafferano, spezia preziosa e ricercata, è ottenuto dall’essicazione dei pistilli del croco, un minuscolo fiore diffuso in diverse terre che si affacciano sul Mediterraneo. Lo chiamano ancora l’oro rosso e il costo elevato del prodotto, così come il prezioso metallo, è dovuto ai tempi ed ai costi di raccolta e produzione. L’utilizzo costante potrebbe rappresentare un investimento per la salute; è infatti un antiossidante, un antitumorale e antidepressivo.


Una scheda della pianta del croco viene tramandata da Plinio il Vecchio che, nella sua  Naturalis Historia, scrive quanto segue:

Tra i tipi di zafferano, quello selvatico è il migliore….. Il primo posto per rinomanza spetta a quello della Cilicia, e lì in particolare a quello del monte Corico, poi a quello licio del monte Olimpo, poi a quello di Centuripe in Sicilia.

Una preziosa testimonianza, sulla coltura del croco e dello zafferano a Centuripe, la troviamo nella pubblicazione del 1777,  ad opera di Domenico Sestini, “Descrizione di  vari prodotti dell’isola di Sicilia..”. Sestini, già protagonista e descrittore di una sua visita a Centuripe nel 1776, a quanto pare era interessato nei suoi viaggi non solo agli aspetti archeologici e numismatici degli antichi luoghi, ma anche agli aspetti botanici del territorio.

Alla coltivazione del croco e dello zafferano, con particolare riguardo per quello centuripino, Sestini dedica l’intero capitolo XIV della pubblicazione citata, con dovizia di particolari sulle fasi della coltivazione e alcune disinteressate proposte, al fine di incentivarne la produzione.






La coltivazione dello zafferano rappresenta quindi una antica tradizione in Sicilia. Ultimamente uno studio del 2007, dell’Università di Catania, sulla reintroduzione della coltivazione della spezia, ha innescato in Sicilia una numerosa serie di iniziative imprenditoriali, sia di singoli produttori che cooperative.

La coltivazione che si adatta a terreni sciolti e poveri, le limitate esigenze nutrizionali, la fioritura autunnale, rendono lo zafferano adatto ad una valida alternativa colturale nelle aree della collina interna siciliana, dove è difficile reperire anche l’acqua per l’irrigazione.

 In questi ultimi anni la coltivazione del croco è ripresa anche a Centuripe, grazie a coraggiosi imprenditori. L’augurio è che, parimenti alle attività imprenditoriali, il prodotto possa riconquistare il ruolo che aveva acquisito nei tempi antichi.

                                                                                                            Enzo Castiglione 


Breve bibliografia:

- Teofrasto da Ereso, Sugli odori – IV-III sec. A.C.;

- Plinio il Vecchio, Naturalis Historia – I sec.d.C.;

- Domenico Sestini, Descrizione di  vari prodotti dell’isola di Sicilia etc…, 1777;

- Sebastiano Interlandi -  Aspetti agronomici innovativi dello zafferano in Sicilia – Tesi di laurea;

- Giuseppe Squillace, I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico, 2015;