Crocus Centuripensis
Oro rosso di Sicilia
Scritti antichi danno notizia della
coltivazione dello zafferano in Sicilia già in età greco-romana. Particolarmente rinomato era quello di Centuripe, impiegato tanto nel campo medico
che della profumeria. I Romani lo
importavano infatti da lì, oltre che dalla Licia e dalla Cilicia.
Per calmare congiuntivite e infezioni
oculari di vario genere, venivano utilizzati colliri a base di olio di
zafferano, mentre tra i profumi più raffinati e costosi vi era il “krocinon”. Il filosofo e botanico greco antico Teofrasto riferisce
che il “krocinon” si otteneva, come
quello di giglio, dai fiori lasciati in macerazione nell’olio. Si trattava di
una fragranza intensa, impiegata sia come profumo per la persona (ovviamente
chi poteva sostenerne il costo), sia mescolato a olio di mirra nei banchetti.
Il delicato profumo, rilasciato dai due oli, rendeva ancora più gradevole
l’atmosfera del simposio.
Lo zafferano, spezia preziosa e
ricercata, è ottenuto dall’essicazione dei pistilli del croco, un minuscolo
fiore diffuso in diverse terre che si affacciano sul Mediterraneo. Lo chiamano
ancora l’oro rosso e il costo elevato del prodotto, così come il prezioso
metallo, è dovuto ai tempi ed ai costi di raccolta e produzione. L’utilizzo
costante potrebbe rappresentare un investimento per la salute; è infatti un
antiossidante, un antitumorale e antidepressivo.
Una scheda della pianta del croco viene
tramandata da Plinio il Vecchio che, nella sua
Naturalis Historia, scrive
quanto segue:
Tra
i tipi di zafferano, quello selvatico è il migliore….. Il primo posto per
rinomanza spetta a quello della Cilicia, e lì in particolare a quello del monte
Corico, poi a quello licio del monte Olimpo, poi a quello di Centuripe in
Sicilia.
Una preziosa testimonianza, sulla coltura
del croco e dello zafferano a Centuripe, la troviamo nella pubblicazione del
1777, ad opera di Domenico Sestini, “Descrizione di vari prodotti dell’isola di Sicilia..”.
Sestini, già protagonista e descrittore di una sua visita a Centuripe nel 1776,
a quanto pare era interessato nei suoi viaggi non solo agli aspetti
archeologici e numismatici degli antichi luoghi, ma anche agli aspetti botanici
del territorio.
Alla coltivazione del croco e dello
zafferano, con particolare riguardo per quello centuripino, Sestini dedica l’intero
capitolo XIV della pubblicazione citata, con dovizia di particolari sulle fasi
della coltivazione e alcune disinteressate proposte, al fine di incentivarne la
produzione.
La coltivazione
che si adatta a terreni sciolti e poveri, le limitate esigenze nutrizionali, la
fioritura autunnale, rendono lo zafferano adatto ad una valida alternativa
colturale nelle aree della collina interna siciliana, dove è difficile reperire anche
l’acqua per l’irrigazione.
In
questi ultimi anni la coltivazione del croco è ripresa anche a Centuripe,
grazie a coraggiosi imprenditori. L’augurio è che, parimenti alle
attività imprenditoriali, il prodotto possa riconquistare il ruolo che aveva
acquisito nei tempi antichi.
Enzo
Castiglione
Breve bibliografia:
- Teofrasto da Ereso, Sugli odori – IV-III sec. A.C.;
- Plinio il Vecchio, Naturalis Historia – I sec.d.C.;
- Domenico Sestini, Descrizione di vari prodotti dell’isola di Sicilia etc…, 1777;
- Sebastiano Interlandi - Aspetti agronomici innovativi dello zafferano in Sicilia – Tesi di laurea;
- Giuseppe Squillace, I balsami di Afrodite. Medici, malattie e farmaci nel mondo antico, 2015;
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