Il tempo, un
tempo.
L’orologio
solare del Museo di Centuripe
L'unico testo sull'architettura giunto integro dall'antichità è il trattato
latino De architectura, scritto da
Marco Vitruvio Pollione intorno al 15 a. C.. Al libro IX, capo VIII, Vitruvio disquisisce,
tra altri argomenti, di elementi di gnomonica (realizzazione dell'analemma, orologi solari e
ad acqua).
La gnomonica è la materia scientifica che studiando la traiettoria del
sole all'orizzonte, utilizza queste conoscenze per dividere l'arco diurno,
mediante proiezioni su diverse superfici. Questa scienza è stata quindi
indispensabile per la progettazione, la
costruzione e il perfezionamento degli antichi orologi solari. L’evoluzione
dell'orologeria meccanica nel secolo XVII, comportò il decadimento della
gnomonica, si arrivò a dimenticare completamente tale scienza, quando, a
seguito delle ricerche archeologiche, riapparvero talmente tanti orologi solari
da ridestare la curiosità degli studiosi. Vitruvio, nella sua opera, descrive in
un elenco, gli orologi solari comunemente usati alla sua epoca, cioè duemila
anni fa.
In questo caso, concentreremo la nostra attenzione sugli
orologi solari denominati Hemicyclium. Grazie
ai ritrovamenti archeologici avvenuti nel XVIII secolo, è stato possibile
chiarire la natura di questo strumento, il suo funzionamento, la sua storia e a
dimostrare la descrizione fatta da Vitruvio. Il primo hemicyclium fu ritrovato in Italia nel 1741, sulla collina del
Tuscolo, 10 chilometri a sud-est di Roma; l’astronomo Boscovich, che si trovava
per caso presso gli scavi, lo salvò da distruzione certa, ne pubblicò nel 1746
la notizia e l’assonometria;
grazie ai suoi studi fu resa finalmente chiara la frase di Vitruvio "Hemicyclium excavatum ex quadrato, ad enclimaque succisum...". L’hemicyclium non è altro, quindi, che una pietra quadrata scavata in forma di sfera all’interno sulla faccia anteriore e tagliata sotto di un angolo pari alla latitudine del luogo.
Boscovich, Giornale dei Letterati, 1746
grazie ai suoi studi fu resa finalmente chiara la frase di Vitruvio "Hemicyclium excavatum ex quadrato, ad enclimaque succisum...". L’hemicyclium non è altro, quindi, che una pietra quadrata scavata in forma di sfera all’interno sulla faccia anteriore e tagliata sotto di un angolo pari alla latitudine del luogo.
Da allora sono stati ritrovati, durante le ricerche, centinaia di
emicicli e si è scoperto che essi adornavano le strade di Pompei, di Ercolano e
di altre importanti città dell’impero, anche se il sapere gnomonico i romani lo
ereditarono solo gradualmente dall’antica Grecia. Un curioso avvenimento
riguarda un certo console Valerio Massimo Messala; all’inizio della prima
guerra punica, nel 263 a.C., egli si appropriò di un orologio solare greco
installato a Catania, lo portò a Roma come bottino di guerra e lo fece
installare sul frontone del Comitium,
ma ignorava che l’orologio, essendo calcolato per la latitudine di Catania, non
poteva funzionare bene a Roma. Plinio il vecchio sostiene che i Romani, che
erano completamente a digiuno di questa scienza, per 99 anni seguirono l’orario
dei catanesi, fino a quando, nel 164 a.C., ne fu installato uno per la diversa latitudine
di Roma.
Gli hemicyclium erano di certo
gli orologi solidi più noti nell’antichità e risalivano, probabilmente, alla
fine dell’età greca classica. Un buon esemplare, di tipo sferico, si trova
presso il Museo Archeologico Regionale di Centuripe.
Il “nostro” orologio, N° Inv. KA 825, faceva parte della ex collezione comunale,
ormai transitata al demanio della Regione Siciliana, dopo un interminabile iter
che si è concluso con la firma di un usufrutto il 14 maggio 2015. La
provenienza è incerta, forse l’area dell’antico foro centuripino. E’ in pietra
calcarea con sovradipintura su quattro dei sei lati, che gli conferisce un piacevole aspetto
policromo. Il colore rossastro, presente sulla meridiana, è molto simile alle
lettere incise su alcune epigrafi dedicatorie, provenienti dagli augustales e
alla traccia di colore che ricopriva l’intonaco della base del fusto di una
colonna, ancora oggi visibile nel sito.
Inoltre è da notare che anche le incisioni sull’emiciclo conservano in profondità tracce del medesimo colore rosso.
Inoltre è da notare che anche le incisioni sull’emiciclo conservano in profondità tracce del medesimo colore rosso.
Le dimensioni di questa meridiana sono:
-
Alzato posteriore 235 mm, alzato anteriore 237
mm;
-
Dimensioni base di appoggio: larghezza 290 mm,
profondità 125 mm;
-
Dimensioni alla sommità: larghezza 290 mm, profondità
185 mm;
L’emiciclo, che è la parte cava, è suddiviso in 12 parti da 11 linee
incise che si dipartono dal punto centrale in alto, laddove era collocato lo
gnomone; il cosiddetto gnomone era un indicatore orizzontale, direzionato a
sud, la cui ombra proiettata sul quadrante, indicava l’ora. Le undici linee che
suddividono il quadrante in ore, a loro volta, sono attraversate da tre linee
incise ad indicare i solstizi e l’equinozio.
Il semicerchio del quadrante è incorniciato da una fascia a rilievo, il lato posteriore verticale è liscio e privo di colore. Sulla faccia superiore, danneggiata nella parte centrale, si possono scorgere linee incise, che determinavano sicuramente la lunghezza dello gnomone e la posizione della relativa punta.
Il semicerchio del quadrante è incorniciato da una fascia a rilievo, il lato posteriore verticale è liscio e privo di colore. Sulla faccia superiore, danneggiata nella parte centrale, si possono scorgere linee incise, che determinavano sicuramente la lunghezza dello gnomone e la posizione della relativa punta.
Questo antico strumento si può confrontare con diversi esemplari diffusi
soprattutto in epoca ellenistica tra III e II secolo a.C., ritrovati in tutta
l’area del mediterraneo, di cui citiamo per sintesi quello rinvenuto nel 1891
presso l’antica Lanuvium (città gemellata con Centuripe) oggi al British
Museum; anche se il committente e la realizzazione del manufatto centuripino
potrebbero attestarsi ad un periodo più recente.
Hemicyclium da Lanuvium,1891. Oggi al British Museum
Il funzionamento dell’orologio era molto semplice, se era presente la
luce del sole. L’ora 1a sul quadrante aveva inizio con il sorgere
del sole, tra le sei e le sette del nostro giorno solare, l'ora 6a sul quadrante corrispondeva pressappoco a mezzogiorno e alla 12a ora
corrispondeva il tramonto. Non dobbiamo dimenticare che viviamo su un pianeta
che ruota come una trottola. Anche allora la lunghezza delle ore del giorno e della notte
differivano tra loro e variavano durante l'anno. Le ore diurne e quelle
notturne erano uguali solo due volte l’anno, durante gli equinozi. Al solstizio
d’inverno le ore diurne erano più corte mentre al solstizio d’estate, le ore
diurne si allungavano. Bisogna
considerare che nell’antichità le condizioni di vita e la mentalità erano molto
diverse dalle nostre, erano assenti gli strumenti di precisione, l’indicazione
approssimativa del tempo e delle ore che passavano avevano un’importanza relativa.
Paradossalmente l’uomo moderno,
che può controllare, grazie alla tecnologia, anche i millesimi di secondo della
propria vita, è oggi preda del tempo che non ha mai; mentre gli antichi che si sforzavano di
misurare e controllare il tempo con ogni mezzo, anche se approssimativo,
a loro di tempo ne avanzava sempre e non sapevano cosa farsene.
Enzo Castiglione
N.B.: Considerato
che l’argomento potrebbe occupare tempi infiniti, chiunque abbia la volontà e il
tempo, perché sempre di tempo si tratta, e volesse approfondire l’argomento, può utilizzare l’elenco seguente.
Breve bibliografia di riferimento:
-
Collura F. 2014, Nota sul ritrovamento di una
meridiana greco-romana sulla collina di Caronia.
Abstract Academia.edu: https://www.academia.edu/6142922
-
La misura del tempo a Morgantina. Un orologio
solare dal thesmophorion di San Francesco
Bisconti, di Laura Maniscalco – da
Morgantina duemilaequindici. La ricerca archeologica a
sessant’anni dall’avvio
degli scavi. https://www.academia.edu/23868104
-
S.L.
Gibbs, Greek and Roman Sundials. 1976
-
Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, libro IX,
capo VIII – elementi di gnomonica
-
Nicola Severino - Nuovi quadranti solari di
epoca romana, Gennaio 2009
-
Gian Carlo Pavanello - Aldo Trincherò – Le
meridiane storia, funzionamento, costruzione di un
orologio solare, De Vecchi
editore – Milano 1996
Web:
-
http://www.nicolaseverino.it/
-
http://www.lineameridiana.com/
-
https://marnaldi.wixsite.com/amarte/gnomonica
-
http://www.cortinastelle.eu/
-
https://it.wikipedia.org/wiki/Gnomonica
Manca qualche citazione al testo, come la mia Storia della Gnomonica, o il mio articolo 2000 anni di Meridiane su Nuovo Orione del 1992 nel quale compare per la prima e unica volta il riferimento all'opera di Boscovich da me scoperta. Infine il De Monumentis Gnomonicis apud Graecos et Romanos (2005), che è la mia opera di maggior rilievo sull'argomento specifico. Grazie dei riferimenti in bibliografia.
RispondiElimina