mercoledì 18 ottobre 2017

L’anima policroma - La Chiesa di San Giuseppe in Centuripe


A Centuripe, immediatamente a nord della Chiesa Madre, si trova la Chiesetta di San Giuseppe, vero e proprio piccolo scrigno di opere d’arte.
La struttura architettonica è molto semplice. La facciata a capanna è in pietra calcarea ed è ricoperta da intonaco; arricchita da un portale in pietra lavica, cela uno spazio interno a navata unica, iscritta in un perimetro rettangolare, con volta a botte, lunettata.



La piccola sacrestia, adiacente al lato sinistro della navata, ha invece volta a crociera. A seguito di un intervento di restauro, tra il ‘94 e il ’95, voluto dalla  confraternita di San Giuseppe e dalla Soprintendenza di Enna, è stato messo in luce l’originario pavimento in pietra calcarea locale, la cui composizione è abbellita e movimentata da cerchi. 


L'edificio, fatto costruire da una facoltosa famiglia di Centuripe, i Di Benedetto e completato nel 1730, inizialmente fu dedicato a San Calogero. L'oratorio, in seguito, fu donato alla confraternita degli artigiani, che operava sotto il patronato di San Giuseppe. Durante l'800, è stato arricchito con decorazioni tardo barocche; altorilievi figurati dipinti con colori pastello, bassorilievi e cornici in stucco bianco con profili color oro.


Preziosi dipinti, di autori ignoti, le conferiscono un’aura da pinacoteca, per gli amanti dell’arte, o quella da enorme libro di catechismo illustrato, per i credenti meno appassionati all’aspetto artistico. E’ comunque un luogo mistico e incantevolmente raccolto.


Sull'altare principale, una grande tela ottocentesca, raffigura “il Transito di San Giuseppe”. Essa è incastonata tra un tripudio antologico di putti, motivi floreali, colonne tortili, ghirlande di frutta e di fiori; un interessante medaglione con il volto della Madonna padroneggia il centro della scena,


è per metà velato da un manto azzurro e per l'altra metà incorniciato dai capelli, a segnarne la doppia natura di donna e di Regina del Cielo.
Sugli altari laterali della navata, che saranno prima o dopo ricostruiti, campeggiano due grandi pale; sulla parete nord il dipinto è dedicato alla Sacra Famiglia con i Santi Vito Martire e Filippo di Agira, che indossa un meraviglioso pianeta a fiori;



 l’altra pala, sulla parete a sud, è dedicata a San Michele Arcangelo.



Arricchiscono le pareti della navata alcune tele, magnifiche anch’esse per esecuzione pittorica, con le narrazioni di alcuni episodi della Bibbia.  In particolare, sulla parete sinistra, episodi tratti da libri storici dell’antico testamento e, sulla parete destra, episodi tratti dalle parabole e dalla vita di Gesù, quindi dal nuovo testamento.

Parete a sinistra (sud) della navata, prospiciente l’altare:
Salomone incensa gli Dèi pagani ( Primo libro dei Re 11, 4-13)
4 Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre. 5 Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 6 Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre.7 Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. 8 Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi. 9 Il SIGNORE s'indignò contro Salomone, perché il cuore di lui si era allontanato dal SIGNORE, Dio d'Israele, che gli era apparso due volte, 10 e gli aveva ordinato, a questo proposito, di non andare dietro ad altri dèi; ma egli non osservò l'ordine datogli dal SIGNORE. 11 Il SIGNORE disse a Salomone: «Poiché tu hai agito a questo modo, e non hai osservato il mio patto e le leggi che ti avevo date, io ti toglierò il regno, e lo darò al tuo servo. 12 Nondimeno, per amore di Davide tuo padre, io non farò questo durante la tua vita, ma strapperò il regno dalle mani di tuo figlio. 13 Però, non gli strapperò tutto il regno, ma lascerò una tribù a tuo figlio, per amor di Davide mio servo e per amor di Gerusalemme che io ho scelto».

Il primo libro dei Re fu scritto tra il 560 ed il 540 a.C.. Il libro inizia con la narrazione dell’ascesa al trono di Salomone ed arriva fino alla morte di Davide. La storia inizia con un regno unito e finisce con la sua divisione in due regni, conosciuti come Giudea ed Israele. Salomone (1011-931 a.C.) circondato da un enorme numero di mogli straniere e concubine, giunto in vecchiaia fu indotto all'idolatria e a seguire gli dei pagani; causò in questo modo lo sdegno del Signore e di conseguenza il suo declino e poi la fine del suo regno.

A seguire, sulla medesima parete:
Giosia chiede notizie del monumento (Secondo libro dei re 22, 17-18) 


Giosia - Particolare
17 Giosia domandò: "Che è quel monumento che io vedo?". Gli uomini della città gli dissero: "È il sepolcro dell'uomo di Dio che, partito da Giuda, preannunziò quanto tu hai fatto contro l'altare di Betel".
 18 Egli disse: "Lasciatelo in pace; nessuno rimuova le sue ossa". Le ossa di lui in tal modo furono risparmiate, insieme con le ossa del profeta venuto da Samaria.



Il libro secondo dei Re fu scritto anch’esso tra il 560 ed il 540 a.C. ed è la prosecuzione del primo libro dei Re. Difatti continua la storia dei re durante la divisione del regno e si conclude con la deportazione del popolo d'Israele e di Giuda in Assiria e Babilonia.  
 Giosia (648-609 a. C.), diciassettesimo re di Giuda, è stato un importante riformatore religioso. Il padre Amon, figlio di Manasse, era stato eliminato da una congiura; ma il popolo si era rivoltato e aveva insediato sul trono il piccolo Giosia, di soli otto anni. Il capitolo 22 del secondo libro dei re è tutto dedicato al suo regno e alla riforma religiosa da lui voluta. Giosia infatti ordina lavori di restauro nel Tempio Salomonico, onde eliminare ogni traccia del paganesimo voluto dal padre e dal nonno; durante questi lavori, il sommo sacerdote Chelkia rinviene in esso un libro, forse nascosto durante le persecuzioni ordinate da Manasse, che si rivela essere il « Libro della Legge ». Dopo averne ascoltato la lettura, il re si straccia le vesti e decide di tornare alla purezza del culto di Yahweh, eliminando ogni traccia di culto idolatrico. Il testo suddetto è stato identificato dai biblisti con la prima stesura del Deuteronomio; forse sono le benedizioni e le maledizioni in essa contenute, a suscitare la reazione disperata del re, ben conscio di essersi allontanato dalla Parola di Dio, e ad ispirare la sua grandiosa riforma religiosa. Ma la collera del Signore sta comunque per abbattersi sul popolo di Giuda, nonostante la sua tardiva riforma; Giosia sarà lo sfortunato protagonista della tragica e proverbiale battaglia di Megiddo (609 a.C.).

Sulla parete a sinistra, accanto al portale di ingresso:
La ricostruzione del tempio di Gerusalemme (Libro di Esdra 6, 6-8)

6 Tu dunque, Tattenai, governatore d'oltre il fiume, tu, Setar-Boznai, e voi, loro colleghi d'Afarsac, che state di là dal fiume, statevene lontani da quel luogo! 7 Lasciate continuare i lavori di quella casa di Dio. Il governatore dei Giudei e gli anziani dei Giudei ricostruiscano quella casa di Dio dov'era prima. 8 Io ho dato ordine su come dovrete comportarvi verso quegli anziani dei Giudei nella ricostruzione di quella casa di Dio: le spese siano puntualmente pagate a quegli uomini attingendo dalle entrate del re provenienti dai tributi d'oltre il fiume, in modo da non interrompere i lavori.


Il libro di Esdra, scritto probabilmente da Esdra, sacerdote ebreo, tra il 460 ed il 440 a.C., narra gli eventi accaduti nella terra d'Israele, durante il ritorno dalla cattività babilonese, a partire dal 538 a.C., fino alla ricostruzione del Tempio (editto di Dario) e alla proclamazione del decreto di Artaserse. Il libro è una cronaca di speranza. Il ritorno degli Israeliti a Gerusalemme e la ricostruzione del Tempio rappresentano la vita del Cristiano che torna dalla cattività del peccato e della ribellione contro Dio per ritrovare una dimora accogliente ed amorevole. Esdra 4,2, descrive coloro che, proclamando di adorare Dio, nascondevano l’intento di buttar giù piuttosto che ricostruire; gli Israeliti non si fecero ingannare dalle loro false professioni di fede e dalle loro parole. Nel dipinto i personaggi citati, cercano di far desistere il re dalle decisioni prese, ma lui invece tira diritto senza degnarli di uno sguardo.   

Sulla parete destra, entrando in chiesa, episodi tratti dalla vità di Gesù:
 La Guarigione del servo del Centurione ( Luca 7, 1-10) (Matteo 8, 5-13)

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: “Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, 



5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga”.6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: “Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch’io infatti sono uomo sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa”. 9All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande! ”. 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.


La guarigione del servo del centurione è un miracolo di Gesù operato durante il suo ministero a Cafarnao tramandato nel Vangelo secondo Matteo (Mt8,5-13) e nel Vangelo secondo Luca (Lc7,1-10). Durante il ministero in Galilea, Gesù incontra un ufficiale pagano stanziato a Cafarnao che intercede per la guarigione di un suo servo malato. Luca sottolinea che Gesù restò ammirato dell'umiltà e della fede del centurione. Questa volta è stato uno che non fa parte del popolo eletto, a dare esempio di «fede», riempiendo di gioia il Signore.

Il dipinto necessità, più che negli altri casi, di immediato restauro.

Segue, sulla medesima parete
L'uomo ricco e il mendicante Lazzaro (Luca 16, 19-25)

  « C'era un uomo ricco, che era vestito di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. »  


La parabola illustra un tema comune a varie parabole di Gesù: la misericordia e la pietà verso i poveri. E l'attenzione verso i poveri è un tema molto importante per l'evangelista Luca. Tra l’altro questa parabola è, ancora oggi, di straordinaria attualità.

 Chiude la parete a nord, un dipinto che richiama la parabola di
Gesù, il buon pastore  (Gv 10, 1-27);

14 Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15 come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16 E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17 Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.


Già in uno dei salmi più conosciuti dell’antico testamento, il Salmo 23, l’autore, Davide, descriveva Dio come il suo pastore. Qui, il brano del buon pastore, è la continuazione della risposta che Gesù aveva cominciato a dare (Gv 9, 40-41)  alla domanda dei farisei dopo la guarigione del cieco nato. Quando si voleva mettere in risalto la sofferenza del popolo ebraico e il suo esilio, si ricorreva sovente all’immagine del gregge disperso e maltrattato, per contrapporre i buoni pastori a quelli cattivi che depredavano il gregge anziché custodirlo ed averne cura. La rievocazione quindi che Gesù fa del pastore e del gregge era un’immagine molto familiare per i farisei; essi la comprendevano molto bene in quanto erano già abituati al linguaggio figurato. La parabola alludeva chiaramente ai capi dei farisei che si erano impossessati abusivamente della posizione che occupavano e di cui si servivano egoisticamente con la forza, per dominare il gregge di Dio e maltrattarlo.

Completano le opere esposte in navata, due piccoli dipinti che ritraggono San Gaetano da Thiene con in braccio il bambin Gesù e San Francesco di Paola;





 un affresco sul soffitto, prospiciente l’altare, ritrae Dio Padre.



Alcune tele, dismesse dalla navata, sono riposte sulle pareti della piccola sacrestia;  esse raffigurano San Calogero Eremita, Santo, ricordiamo, a cui era intitolata la chiesa in origine;



 il transito di San Francesco,



 e Dio Padre; quest’ultimo dipinto ricopriva l’affresco sulla volta con il medesimo tema.



   Due imponenti statue in gesso, raffiguranti i Santi Pietro e Paolo, sono poste su mensole ai lati del portale di accesso.

San Pietro
                                                                  San Paolo

Un antico organo a canne è in dotazione alla chiesetta. Viene attribuito con certezza a Giovanni La Rosa, organaro di Catania, che lo costruì nel 1881 e del quale, allo stato attuale, si conoscono soltanto altri tre strumenti nella medesima area geografica, uno presso la Chiesa Madre di Piedimonte Etneo, un secondo presso la Chiesa di S. Maria della Consolazione in Aci Catena e il terzo presso la Chiesa Madre di Palagonia.



Qualche anno fa (2014)  è stato restaurato dalla ditta “Artigiana Organi s.n.c.” di Aci Catena, su progetto dell’organaro Francesco Oliveri. Oggi è collocato provvisoriamente in Chiesa Madre.
Infine, va ricordata la cantoria lignea, su cui era collocato l’organo; recentemente  collassata (per fortuna nottetempo) ha rivelato una struttura inidonea a garantire garanzie di stabilità e sicurezza. Rimarrà ai posteri solo qualche foto e il ricordo della sua particolare decorazione pittorica. 




     Alla fine,  di questa breve visita virtuale, la sensazione è quella di aver cercato di descrivere un luogo su cui, nel passato, i nostri avi hanno riversato mille attenzioni. La speranza è che, anche nel prossimo futuro, i centuripini, le giovani generazioni, non smettano di rivolgere altrettanto interesse verso questo luogo, così ricco di arte, storia e misticismo.
Enzo Castiglione

Bibliografia di riferimento: Sacra Bibbia