Prospero, Santo Martire senza fissa dimora
San Prospero part. - Chiesa del Crocefisso, Centuripe
Il culto, acquisito, dei centuripini per San Prospero
Martire risale al 1698, ed è riconosciuto protettore della città con Santa
Rosalia, in una sorta di uguaglianza di genere.
La festa per entrambi viene celebrata ogni anno, dal 16 al
19 settembre. Il contegno del volgo, nel celebrarne la festa, non è stato sempre pio e nei limiti della
decenza prescritti dalla religione.
Il 3 luglio del 1696, il cardinale Gaspare Carpegna, aveva
concesso a Dominico Salvi una reliquia “estratta” dal corpo del Santo Martire
Prospero. Tale reliquia fu consegnata al sacerdote e medico Pietro Gravina. In
seguito don Pietro Gravina, si dice dopo eventi miracolosi certificati,
consegnò la reliquia ai sacerdoti della Chiesa Madre di Centuripe don Pietro
Ansaldo e don Arcangelo Maccarrone, che
ne avevano fatto richiesta. Il 3 aprile 1698 Andrea Riggio vescovo di Catania,
ne permetteva l'esposizione e la venerazione.
Centuripe - festa di San Prospero - 18 settembre 1931
Nel 1747, a
seguito dell'erezione di un collegio di canonici da parte del vescovo di
Catania Pietro Galletti, la chiesa madre veniva elevata al rango di collegiata.
Nel privilegio si ribadisce che la chiesa è intitolata all’Immacolata Concezione
e a San Prospero Martire. Nel 1873 viene soppresso il Capitolo collegiale dalla
Corte d’Appello di Catania. Non viene, chissà perché, più menzionata l’intitolazione
a San Prospero Martire.
La chiesetta (in rosso) nel catastale storico
La piccola
chiesetta ottagonale dedicata al Martire San Prospero, presso il quartiere
"Tribona", è rimasta in piedi un paio di secoli. Fu costruita subito
dopo il 1759, anno in cui un certo
Savuto da Paternò era stato il protagonista
di un’avvenimento che sarebbe poi diventato leggenda. Savuto, che aveva deciso di donare presunte
reliquie del Santo Martire ai centuripini, salì a Centuripe sul dorso di una mula; la mula,
che trasportava anche le reliquie, giunta all'ingresso della città, considerata
la fatica che aveva affrontato per superare il notevole dislivello, si sarebbe
rifiutata di proseguire oltre. I rappresentanti della Collegiata furono
costretti a raggiungere, loro malgrado, la mula in sciopero, per ricevere in consegna le reliquie del
santo. Ovviamente si ritenne quello un segno, che il Santo Martire, proprio in
quel sito, volesse dedicato un tributo. E lì gli fu costruito un tempietto.
Fotomontaggio
Nei primissimi
anni ’60 del secolo scorso, la chiesetta fu demolita per fare spazio alle
moderne esigenze della viabilità centuripina. Ancora non c’era la provinciale
41 (quella che oggi percorriamo per Paternò), e la strada che collegava Centuripe a Catania,
costruita nel 1832, era la 24a che scende al bivio di Regalbuto. La corriera, per transitare in quel tratto urbano, doveva
compiere manovre complicatissime e risicatissime per non uscirne danneggiata. Da lì la decisione politica di sfrattare sia
l’atto di devozione, che il Santo Patrono correlato.
Quando fu buttata giù, mia nonna Concetta, donna religiosissima che abitava nei pressi, era disperata per quanto
stava accadendo.
Il Simulacro del XIX secolo
Il
simulacro, oggi in uso nelle processioni, risale alla metà del XIX secolo ed è
opera del maestro centuripino Giacomo Di Lorenzo. Il Santo è raffigurato in
abiti principeschi da condottiero,
cesellati in argento, quasi fosse anche lui un prodotto della “casata dei
Moncada”. Siamo molto lontani dal periodo storico in cui il Martire visse e dagli abiti che probabilmente lo contraddistinguevano.
Chiesa di San Giuseppe - Chiesa del SS Crocefisso
In una pala d’altare presso la Chiesa del SS. Crocefisso, è raffigurata l’effige del Santo, gli abiti che distinguono il Santo, sono
quelli di un soldato romano. Un'altra pala d'altare, presso la Chiesa di San Giuseppe, raffigura San Vito (inginocchiato). I due santi, che vissero nella stessa epoca, trovarono la morte per mano di Diocleziano tra il 403 e il 404 d.C.. I costumi che indossano sono, in entrambi i casi, molto più credibili. Comunque, in queste poche righe, abbiamo constatato, come fu che il Santo Patrono Prospero, espropriato dalla
titolazione della madre chiesa e sfrattato, con tutta la sua chiesetta, dal quartiere Tribona, divenne a Centuripe un Santo Martire senza fissa dimora.
Enzo Castiglione
Interessante, i richiami ai Moncada, ad una 'nuova' identità anche cultuale comune nella Sicilia moderna,il casato dei Savuto paternese - trainese. Aspetti che aprono inedite prospettive storiografiche sulla omogeneità simetino etnea. Testo arguto, con un pizzico di ironico garbo e tensione civile che non guasta. Complimenti Luigi Sanfilippo
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