domenica 24 giugno 2018

Proscrizioni e oblii


I Centuripini e Gaio Licinio Verre


1.     Gli avvenimenti
Nel 70 a.C. si tenne a Roma un processo molto importante. L'accusato era Gaio Licinio Verre: vorace e corrotto rappresentante dell'élite romana. Aveva ricoperto numerose cariche pubbliche e,  tra il 73 e il 71 a.C., quella di Governatore della Sicilia; le sue malversazioni in Sicilia gli avevano consentito di arricchirsi enormemente, rubando tutto quello che c'era da rubare; in più, aveva corrotto o intimidito chi cercava di opporsi ai suoi metodi. È proprio a causa dei suoi misfatti che sessantaquattro città siciliane,  saccheggiate e stremate dall’avidità  dell’ex governatore, decisero di adire al Foro Romano per intentare contro di lui una causa per corruzione e concussione, scegliendo come proprio avvocato Cicerone, che avendo già ricoperto cariche pubbliche nell'isola, era conosciuto dai siciliani.
Le orazioni che Marco Tullio Cicerone, in veste di accusatore, scrisse e in parte pronunciò, nel processo contro Gaio Licinio Verre, sono le cosiddette “Verrine”.


Prima dell’inizio del processo, Cicerone percorse seicento chilometri all’interno della Sicilia, per raccogliere personalmente le prove in almeno quarantotto città, tra cui Centuripe.
Verre, dal canto suo, non ebbe nessun problema a permettersi il migliore avvocato sulla piazza  il quale, come prima cosa, puntò su tattiche dilatorie cercando di fare slittare il processo oltre l’autunno del 70, in modo da poter contare su giudici di nuova nomina e più facilmente influenzabili. Ma purtroppo per Verre ebbero la meglio la solerzia e le capacità di Cicerone che spiazzò completamente la difesa perché il 5 agosto, anziché esporre l'accusa, chiamò immediatamente a deporre i testimoni e riuscì a far iscrivere a ruolo la causa prima dell’interruzione estiva, evitando così che fossero gli amici dell’eccellente imputato a giudicarlo. Per 8 giorni i testimoni si avvicendarono davanti al tribunale. Le testimonianze risultarono schiaccianti, tant’è che Verre si diede ammalato e rinunciò ad assistere alle sedute. Ortensio , l’avvocato difensore, decise di tacere e di rinviare il suo intervento. La speranza di Verre di un rinvio del processo all'anno seguente svanì.
Alla metà di settembre, prima della ripresa del processo, Verre lasciò Roma e si imbarcò per Marsiglia in volontario esilio dove rimarrà fino alla morte circondato dalle ricchezze trafugate prima della condanna.
Paradossalmente accusatore ed accusato, per motivi diversi, saranno inseriti alla fine del 43 a.C. nelle liste di proscrizione di Marco Antonio e moriranno entrambi a pochi giorni uno dall’altro, coerenti con se stessi. La colpa di Marco Tullio Cicerone fu la disperata difesa di un ideale e l'aver combattuto per la repubblica romana; venne decapitato nella sua villa di Formia. La colpa di Gaio Licinio Verre fu la sua manìa di collezionista d’arte e l'aver rifiutato di consegnare a Marco Antonio dei preziosi vasi di Corinto, che avevano attirato l'attenzione del triumviro. Poco prima di morire, Verre gioì per la soddisfazione che il suo accusatore, qualche giorno prima, era stato selvaggiamente assassinato.

2.     Ispirazioni
Gli avvenimenti e i personaggi, citati nelle verrine, oltre ad offrire una notevole quantità di notizie anche sull’antica Centuripe,  hanno ispirato, negli anni, varie manifestazioni artistiche, oltre che essere di spunto e paragone  in alcuni casi giudiziari.

Una interessante opera a fumetti, ispirata dal processo a Verre, è stata pubblicata nel febbraio 2016 dalla Sergio Bonelli editore. Atto d’accusa, n° 41 della serie “Le Storie”, con soggetto e sceneggiatura di Giuseppe De Nardo, disegni di Giuliano Piccininno e copertina di Aldo Di Gennaro, riepiloga tutta la vicenda storica che ruota attorno al caso; dagli avvenimenti scandalosi che determinano il ricorso alla giustizia, alla prima parte del processo. 

  Il sacerdote centuripino Salvatore Mammana pubblicò nel 1953, a cura delle edizioni Paoline, Verre tiranno di Sicilia, , un romanzo storico dedicato ai centuripini e ambientato nella Centuripe del 71 a.C.. Lo scritto, che aveva anche le aspettative di sceneggiatura cinematografica, racconta le vicende di due giovani innamorati, Falargo e Lucilla e tutta la fantastica vicenda è intrisa di avvenimenti storici citati nelle verrine.
       Il giovane Falargo è il figlio di Filargo, di antichissima e nobilissima famiglia greca. Filargo che era stato da giovane un valoroso capitano navale della flotta centuripina e che carico d'allori si era poi ritirato nella sua città, qui viene nominato senatore e poi primo magistrato. Verre si presenta in città, accompagnato dai propri scagnozzi e da truppe di legionari, per depredarla. Apronio, il suo pericoloso braccio destro, si invaghisce però della giovane Lucilla…


Il Cavaliere Tommaso De Vivo (1790 – 1884), incisore e disegnatore, diede alle stampe nel 1835 l'opera "Storia figurata del Regno delle Due Sicilie".  Uno dei soggetti illustrati trae spunto e ispirazione dalle “Verrine”: La statua di Verre per decreto del Senato della città di Centoripi viene rovesciata (incisione cm 43x50 su foglio in carta forte di cm 52x70).  

Cicerone da Verr. actio II, libro II, 161 e seg.
“ Mentre io ero in Sicilia, nessuna statua fu abbattuta: dopo che me ne fui andato, state a sentire che cosa accadde. A Centùripe, per decreto del senato e decisione del popolo si stabilì che i questori della città appaltassero la demolizione delle statue esistenti di Verre, di suo padre e di suo figlio, e che non meno di trenta membri del senato assistessero all'intera opera di demolizione. Considerate quanto sia stato serio e dignitoso il comportamento di questa città. I Centuripini non vollero che nella loro città rimanessero le statue che avevano offerto loro malgrado, costretti da un sopruso e da un abuso di autorità, non vollero che rimanessero le statue di un uomo contro il quale essi avevano inviato a Roma, cosa che prima non si era mai verificata, una delegazione ufficialmente incaricata di portare una testimonianza gravissima; e ritennero più serio che ciò risultasse esser stato fatto in seguito a una deliberazione ufficiale piuttosto che a furor di popolo. In seguito a questa deliberazione, i Centuripini avevano rimosso ufficialmente le statue: Metello lo viene a sapere; ne è vivamente contrariato; convoca presso di sé il magistrato di Centùripe e i dieci primi cittadini; li minaccia di gravi punizioni se le statue non fossero state rimesse al loro posto. Essi riferiscono la cosa al loro senato: le statue, che non sarebbero state di alcun vantaggio per la causa di costui, vengono rimesse in piedi; ma i decreti votati dai Centuripini sulle statue non vengono annullati… …Considerate, giudici, quanto profondo e vivo sia il risentimento che i soprusi di costui hanno indelebilmente stampato nell'animo dei nostri alleati e amici: la popolazione di Centùripe, un'alleata tra le più affezionate e fedeli, legata al popolo romano da rapporti così amichevoli che sempre ha avuto caro non solo il nostro stato, ma il nome romano stesso, chiunque fosse l'uomo, anche un semplice privato, che lo portava, ebbene, questa popolazione ha deciso con una deliberazione pubblica e ufficiale che nella sua città non dovessero esservi statue di Gaio Verre….  …ricorderei che sono diecimila i cittadini di Centùripe, alleati valentissimi e fedelissimi; e che tutti all'unanimità hanno deciso che nella loro città non dovesse sorgere nessun monumento di costui..”                                                                 (traduz. Laura Fiocchi – Dionigi Vottero)
L’abbattimento delle statue di Verre a Centuripe, quindi non solo fu decretato dal Senato della città ma fu anche dato in appalto. Metello, successore e amico di Verre, infastidito dalla decisione del Senato centuripino, impose la restaurazione delle statue; ma i decreti votati dai centuripini non vennero annullati e il suo semplice anno di carica non impedì ai centuripini di fare comunque tabula rasa delle statue di Verre.    

3.     Il frammento

Un reperto in marmo, proveniente da un ritrovamento fortuito, è rimasto per oltre mezzo secolo tra i frammenti archeologici che circondano l’antica colonna, reinnalzata nel cortile del municipio di Centuripe. Dal 2010, per disposizione della Soprintendenza, si trova nei magazzini del museo archeologico regionale di Centuripe.


 Il reperto che misura cm. 105x47x25, ha le dimensioni di un potenziale elemento architettonico (architrave), ma la inverosimile modanatura segue una logica perversa e obbliqua all’allineamento dei lati del manufatto. 
La parte residua modellata, che è possibile leggere sul notevole frammento di marmo, potrebbe ricondurre al panneggio verticale che costituisce solitamente il lato posteriore sinistro di alcune statue virili. Un raffronto diretto, in questo caso, è stato possibile con una statua virile togata tronca (ka786), esposta al museo di Centuripe.

Ciò riconduce all’industria del recupero, che in età antica era già attiva. Ma solitamente nell’antichità quando si voleva modificare o aggiornare una statua, gli si sostituiva il volto e la testa si piazzava nell’apposito alloggiamento; nei fatti, molte statue antiche hanno sostenuto questo “gioco di scambio”. La distruzione assoluta delle statue, però, potrebbe anche essere legata alle proscrizioni o, se non altro, alla volontà di cancellare definitivamente il ricordo del personaggio rappresentato dalla statua medesima. Ma se una statua deve sparire “per ordini superiori”, e viene sezionata accuratamente e scientemente, potrebbe significare che chi ne ha ricevuto l'incarico vorrebbe ricavarne il maggior profitto, trasformandola  in elementi architettonici da rivendere e piazzare sul mercato. E a Centuripe, come sappiamo, la distruzione delle statue di Verre e famiglia fu data addirittura in appalto.
Enzo Castiglione


Bibliografia breve:

- Salvatore Mammana, Verre Tiranno di Sicilia, ed. Paoline - Catania 1953
- Atto d’accusa, N° 41 Le Storie Bonelli Editore – febbraio 2016
- Fezzi Luca , Il corrotto - Un'inchiesta di Marco Tullio Cicerone, ed. Laterza 2016
- Verrine M.T.Cicerone a cura di Angela Cerinotti, Acquarelli Demetra srl 1993
- Cicerone - Il processo a Verre, Rizzoli libri 1992 BUR
- M. Tullio Cicerone – Il processo a Verre, Edizioni Remo Sandron 1936
- Tommaso De Vivo - Storia figurata del Regno delle Due Sicilie, Roma 1835