Il baule della
discordia
Nell’ottobre del 1993, Centuripe fu il teatro
di alcuni ritrovamenti fortuiti che furono definiti al primo impatto
“eccezionali”, ma che nell’immediato
seguito della vicenda, produssero solo situazioni pirandelliane. Il 20 Ottobre venivano
segnalati, da alcuni giovani di una società appena costituitasi, scavi
clandestini e la violazione di alcune tombe in contrada Bagni; nella medesima occasione i medesimi segnalavano il ritrovamento dei resti di un
manufatto antico in prossimità della discarica comunale. Il giorno successivo,
in contrada Gelofia, sempre i medesimi individuavano, nella trincea di scavo di
un costruendo acquedotto, antiche tombe appena
violate dai clandestini.
Tra tutti
gli avvenimenti, di cui si rese protagonista questo gruppo di volenterosi
giovani, la notizia del ritrovamento, nella discarica comunale, di un antico sarcofago
era sicuramente la notizia più eclatante; non tanto perché le tracce di tombe,
ritrovate anch’esse fortuitamente, non lo fossero, ma perché sarcofagi con
siffatte caratteristiche a Centuripe non se ne erano mai visti in secoli di ricerche
e scavi.
Nel passato, solo l’archeologo Paolo Orsi aveva
visto a Centuripe un sarcofago fittile, databile tra il IV e il III secolo a.
C., però con decorazione dorica a metope e triglifi. Eppure Paolo Orsi,
all’inizio del secolo scorso, di tombe a Centuripe ne aveva scavate a centinaia
in contrada Casino e in altre aree; del sarcofago, che aveva solo visto, ovviamente
non vi è più traccia.
Dopo di
che, Luigi Bernabò Brea, che nel 1942 curò altre esplorazioni in contrada Casino
e a nord di essa con la individuazione di una settantina di tombe, Guido
Libertini autore di una notevole monografia su Centuripe, Giovanni Rizza che esplorò
la necropoli di Piano Capitano con il ritrovamento di grandi tombe a camera, mai
si imbatterono in grandi manufatti del genere. Per non parlare degli altri
studiosi che si sono occupati di archeologia a Centuripe fino ai giorni nostri.
La spiegazione potrebbe essere molto
semplice. Considerati i declivi accidentati delle pendici dove gli antichi
centuripini sceglievano di seppellire i loro morti e considerato il notevole
peso e la difficoltà del trasporto in loco di questi enormi contenitori, la
scelta tipologica, chissà perché, era ricaduta semplicemente su fosse,
rivestite da mattoni o pietrame, poi ricoperte, dopo la deposizione, da almeno
sei/otto lastroni litici. Una vera e propria tomba costituita da elementi smontati
e assemblati sul posto: geniale.
Paolo Orsi, nella monografia dedicata
agli scavi condotti a Gela tra il 1900 e 1905, notava come nelle necropoli
arcaiche gelesi, a causa della scarsità di pietre, si assistesse già nel VII
secolo a. C. al “trionfo della creta sulla pietra”. Segnalava tra l’altro che
dal 550 a.C. i sarcofagi fittili divenivano predominanti, sarcofagi che lui
chiamava “bauli” perché così venivano chiamati oltre un secolo fa dai gelesi.
La diffusione in Sicilia ed i centri
interessati da questo particolare tipo di sepolcri è inoltre attestato dall’interessante
studio della D.ssa Carmela Bonanno: “I sarcofagi fittili della Sicilia”; nato
come tesi di perfezionamento in archeologia classica negli anni ‘80 e poi, aggiornato, pubblicato nel 1998 da l’Erma di Bretschneider. Centuripe, ovviamente,
non rientra tra i centri in elenco.
Questo sarcofago era comparso in
discarica, quando si dice il caso, appena in tempo per promuovere i buoni
propositi costitutivi di una giovane società che intendeva muovere i propri
passi nell’ambito dei beni culturali centuripini.
In quegli
anni, bisogna ricordare, il museo
archeologico viveva alcuni lavori di completamento e l’andirivieni delle varie
ditte pronosticava, quasi imminente, la sua apertura al pubblico. Diventavano improvvisamente
importanti le attività e le professionalità di cui la struttura museale si
doveva dotare.
Ma è risaputo il diavolo esperto in
pentole non lo è in coperchi, l’epilogo di
questa storia è la classica situazione pirandelliana dove in certe situazioni non
tutto corrisponde poi alle attese. Appena vi fu il sentore che tutti quei
ritrovamenti fortuiti, in un così considerevole breve lasso di tempo, potevano condurre a situazioni inaspettate o a
qualche probabile indagine, immediate furono le prese di distanza di una buona
parte dei soci.
"...con
riferimento al presunto ritrovamento del reperto archeologico denominato
"SARCOFAGO" fatto da alcuni soci della cooperativa "mmmmmm"
facciamo presente che tali iniziative devono considerarsi personali e non
coinvolgono l'intero organismo sociale della cooperativa.
Pertanto ci decliniamo da ogni eventuale
responsabilità che ne potrebbe conseguire da tale iniziativa."
Centuripe 18 novembre 1993
In un vidiri e svidiri il baule era passato da notizia sparata a
sette colonne sul quotidiano locale, a motivo di forte dissenso e di discordia!
Fine della storia !?
Ci si
chiede a questo punto: “ Di questo baule della discordia adesso cosa ne dovremmo
fare ? ” E’ ingombrante, di provenienza incerta, decontestualizzato irrimediabilmente
dal contesto storico-scientifico e anche, come abbiamo visto, portatore sano
di sfiga.
Le condizioni in cui è stato ritrovato, sono a dir poco pietose;
difatti è stato letteralmente fatto a pezzi, per renderne più semplice il
trasporto e potersene disfare. La parte inferiore del sarcofago è costituito da
una trentina di frammenti, mentre il coperchio, costituito da una quindicina di
frammenti, è mancante nell’insieme di
parecchi elementi anche se corrispondenti a fratture fresche.
Difatti solo la ricostruzione grafica consente
oggi una provvisoria proiezione delle dimensioni e la ricomposizione
delle masse.
Il
coperchio manca di elementi che ne consentano la completa ricomposizione, ed ha
all’incirca queste dimensioni: lunghezza 101,5 cm x 2, larghezza 86,6 cm.,
alzato 40 cm. circa. Se riassemblato, è costituito da due pezzi di dimensioni
pressoché uguali accostati; ciascuno dei due pezzi è a doppio spiovente, con
dorso a profilo tondeggiante . Nelle testate l'orlo dei lati aggetta circa cm
2,5 e costituisce la cornice di un frontoncino di forma triangolare.
Recentemente a Gela, durante gli scavi
per la rete idrica in via Cicerone, è stato ritrovato un sarcofago che presenta alcune caratteristiche
simili.
Se
consideriamo che si tratta comunque di un antico sepolcro, anche se tipologicamente
estraneo alle sepolture centuripine, considerate
le vicissitudini, potrebbe essere rimontato
e collocato presso il livello espositivo che, all’interno del museo centuripino,
ospita le necropoli, se non altro per
documentare una diversa tipologia di sepoltura in uso da qualche parte in
Sicilia già dalla metà del VI secolo a. C..
In tempo
di crisi, quando ci ricapiterà la fortuna di trovare qualcos’altro ?
Enzo
Castiglione
Breve bibliografia di
riferimento:
- I
sarcofagi fittili della Sicilia - Carmela Bonanno – Roma: “L’ERMA” di BRETSCHNEIDER,
1998;
- Rosa
Maria Albanese Procelli - Università di Catania, Sepolture di guerrieri della
prima metà del V secolo a.C. nella Sicilia interna: l’evidenza da Montagna di
Marzo;
- Paolo
Orsi, Gela. Scavi del 1900-1905;