Centuripe e i Vincoli
“I vincoli sono limitazioni
alla libera utilizzazione di una proprietà privata. In ambito urbanistico i
vincoli possono spaziare dalla semplice limitazione dello ius aedificandi, in questi casi la
proprietà del bene rimane al privato e non è previsto il pagamento di alcun
genere di indennità, alla completa espropriazione del bene da destinare a funzioni di
pubblico interesse, quindi il passaggio
forzato del diritto di proprietà dal privato cittadino allo Stato o alla
Regione a seguito di un adeguato indennizzo.”
- Centuripe e il vincolo paesaggistico
L’impianto urbanistico centuripino è sicuramente un elemento di novità rispetto agli altri comuni dell’ennese e forse della Sicilia. Ha un impianto tipologico unico rapportato agli altri comuni; questo suo impianto di natura zoomorfica, nasce essenzialmente per adattarsi spontaneamente a questa sua particolare collocazione geografica che è morfologica e orografica. E’ eccezionale perché coniuga due elementi della natura. Gli aspetti del paesaggio e gli aspetti naturali sono sicuramente di rilievo tant’è che il 5 settembre del 1967, la prima commissione a tutela delle bellezze naturali della provincia di Enna, impose, con il verbale n°4, un vincolo di tutela paesaggistica proprio su Centuripe. Queste valenze paesaggistiche ( grazie al rispetto che sia il Programma di fabbricazione che il Piano Regolatore hanno avuto) ancora l’abitato li mantiene e sono degne di tutela.
- - Centuripe e i vincoli Archeologici
L’enorme patrimonio archeologico monumentale di Centuripe rappresenta, per questa piccola città dell’entroterra della Sicilia orientale, una realtà d’eccezione; è stato interessato fin dal secolo scorso da acquisizioni da parte dello Stato, da acquisizioni da parte del demanio della regione siciliana, mediante espropri prefettizi negli anni ’60 del secolo scorso, e dalla apposizione, dal 1990 in poi, di vincoli diretti ed indiretti da parte dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione.
Le aree archeologiche, cosiddette
demaniali, oggi di competenza del medesimo servizio che gestisce anche il Museo
Archeologico Regionale di Centuripe, sono nell’ordine Il Mausoleo Romano presso
villa Corradino di proprietà comunale, le terme romane presso c/da Bagni di
proprietà del demanio dello Stato, gli augustales di via Giulio Cesare, l’edificio
denominato “panneria”, la cisterna romana e il mausoleo “dogana” in via napoli di
proprietà del demanio della regione siciliana.
A fronte,
però, di una carta archeologica dell’area urbana centuripina, che registra
oltre cinquanta siti, sono solo sei i siti demaniali e cinque i vincoli archeologici
che hanno ad oggetto Centuripe e i siti insistenti sul proprio territorio.
La costruzione ellenistica con pitture, alle falde del Calvario, individuata casualmente da Paolo Orsi nel 1902 e poi indagata a più riprese, prima dalla Soprintendenza nel 1907 e poi dal Libertini nel 1926, oggi non è più visibile. Le pitture parietali e le terrecotte collocano le strutture intorno al 100 a.C. . E' anche vero che la pianta dell'edificio appare insolita per una abitazione privata; ma mancano i dati stratigrafici e lo scavo parziale ha restituito solo parte dell’edificio.
A ovest del Calvario è stato individuato un tratto
di muro di terrazzamento visibile per una lunghezza di circa 19 metri. La
faccia è costituita da blocchi più o meno regolari ed ha uno spessore di circa
un metro. Al muro è addossato un cortile con resti di pavimentazione in mattoni
e una canaletta che conduce all'imbocco di una cisterna ancora integra.
Sempre al periodo ellenistico va ricondotto un muro
di terrazzamento di cui si vede un lungo tratto; la parte inferiore è costruita
a blocchi molto regolari; la parte superiore, a blocchi più grandi e meno
regolari, non è chiaro se appartiene ad una fase successiva.
Circa cinquanta metri ad ovest è un altro tratto di
muro di terrazzamento orientato come il precedente. Alla base è visibile un
tratto di selciato.
Più a est, dalla base di un muro di terrazzamento moderno fuoriesce un tratto di pavimento in signino con decorazione a meandro con tessere di marmo. Nella terrazza soprastante si fanno notare enormi pietre squadrate.
Nell'ambito di questo quartiere, si trova il
monumento conosciuto con il nome di Panneria. Si tratta sostanzialmente di una
cisterna. Attualmente è possibile vedere una grandiosa costruzione, due muri ad angolo, realizzati con tecnica a
sacco e rinforzati da pilastri. E’ possibile scorgere un pilastro di rinforzo
anche sul muro orientale ancora sepolto. Questa serie di possenti pilastri non
lascia dubbi sul fatto che si tratta di una struttura destinata a sostenere una
spinta notevole.
Allo stato
attuale è chiaro che i pendii di contrada Panneria tra il III e il I secolo
a.C. sono stati sede di un quartiere, con costruzioni di una certa importanza e
disposte a terrazze, che si è allargato su un'area, che fino al IV secolo era
occupata da una necropoli, per poi cessare dopo il I secolo a.C. .
E’ certamente l’area con la maggiore
densità di strutture visibili del
periodo ellenistico, soprattutto perché non è stata integralmente rioccupata da
costruzioni in epoca moderna. Proprio perché custodisce presenze significative
dell’antica Centuripe ellenistica, dovrebbe essere al centro di ulteriori attenzioni
per le indagini archeologiche a venire.
- Il vincolo D.A. 5103 del 26 febbraio 1992 è relativo alla C/da Carcaci nel territorio di Centuripe
Presso la modesta altura del colle di Carcaci, compreso tra i fiumi Simeto e Salso, vi sono evidenti segni di frequentazione umana che risalgono addirittura alla prima età del bronzo ( 2000 a.C. circa). A quota 260 mt. s.l.m. è stato localizzato un villaggio con resti di capanne, documentato da cospicui resti ceramici. Adiacente al villaggio la relativa necropoli, costituita da numerose tombe a forno scavate nella roccia. In epoca bizantina, venne innalzata una chiesetta, oggi parzialmente diruta. Ma è in epoca imperiale romana (II sec. a.C. - I sec. d.C), che il sito vive momenti di notevole sviluppo e densità abitativa. La presenza di frammenti ceramici, connessi a strutture murarie, indica in modo inequivocabile, l’esistenza di un insediamento consistente, il cui carattere rurale è confermato dalla presenza di vasellame di medie e grandi dimensioni e di macine litiche etc.
Tale insediamento assume una rilevante importanza, per la storia
degli stanziamenti umani nel territorio dell'Alto Simeto nonché per la storia
dell'utilizzazione agraria e delle forme produttive del territorio limitrofo alla
Centuripe romana. Le ricerche topografico-archeologiche, finora condotte sul
territorio nonché le fonti storiche e le testimonianze degli storici locali,
indicano un bacino di densissima antica presenza umana, la cui rilevanza
archeologica è ripetuta e confermata dal prospiciente sito del Mendolito con il
rinvenimento di ceramica castellucciana e greco-indigena.
- Il D.A. n° 7808 del 29 ottobre 2007, è relativo al Ponte Romano di Centuripe sito in contrada Paportello, di cui ci siamo già occupati in un precedente post di questo blog.
https://enzocastiglione.blogspot.com/2017/06/ilponte-romano-di-centuripe-i-resti-di.html
- Il D.A. n° 5563 del 17 marzo 2008 individua, nell’area centuripina, l’ ex Mattatoio comunale.
L'area tra l'ex Macello comunale e la vicina chiesa del Sacro Cuore di Gesù è nota da tempo nella bibliografia archeologica. G. Libertini dà un rapido accenno, parla di "abbondanti ruderi" e riporta una tradizione sulla presenza, in quel luogo, dell'antico convento dei Basiliani distrutto dai Saraceni nel secolo IX. Allo stato attuale sono visibili resti di un monumento archeologico, conservati per due piani (uno fuori terra e uno interrato). Lungo il viale di accesso all'ex macello è un muro con una serie di archetti. All'estremità orientale, addossati all'edificio del Macello, sono i ruderi di una piccola costruzione di pianta quadrangolare. In un attiguo cortile (l’ex canile municipale) si cammina sugli estradossi di due volte a botte affiancate. Evidenti resti di una volta a botte, a un livello superiore, sporgono dalla parete dell'attigua sacrestia della Chiesa del Sacro Cuore. I primi lavori di pulitura all'interno del cortile hanno consentito di evidenziare gli estradossi delle volte e di delimitare l'estensione dell'edificio verso sud.
In questa zona
Jean Houel vedeva grandi muraglie e resti di arcate e registrava il ricordo di
grandi ambienti a volta comunicanti l'un l'altro. Almeno due suoi acquerelli, conservati
all'Ermitage, raffigurano questo monumento.
- Il D.D.G n. 2876 del 21 settembre 2020 individua, a sud del territorio centuripino e circa un chilometro a nord del fiume Dittaino, la collina di Pietraperciata.
Inoltre all'interno di una cavità rocciosa sono state scoperte incisioni rupestri riconducibili al periodo preistorico.
Ad oggi l’unica struttura rurale, interessata da questa tipologia di vincolo, è il Fondaco Cuba, a ridosso dell'autostrada Catania - Palermo;
https://enzocastiglione.blogspot.com/2018/01/tra-valli-e-colline.html
questo non significa che non vi sia altro sul territorio centuripino. Anzi, basterebbe pensare alle grandi strutture rurali come la masseria aragona, di proprietà della famiglia Moncada, o la masseria c/o lo Sciarone del Duca, o ad altre strutture produttive tradizionali. Ma non è questo il punto.
- Conclusioni
Si avverte, quasi fastidioso, un certo scollamento tra gli enti preposti alla tutela del territorio e i beni che dovrebbero essere maggiormente attenzionati e tutelati con atti conseguenziali. Ultimamente sono state vincolate dall’Assessorato Regionale BB.CC.AA, addirittura, le stazioni ferroviarie di San Marco a Paternò e di Schettino, a novant’anni dalla loro costruzione; probabilmente ciò fa parte di un progetto a largo raggio della comunità che ne ha chiesto il vincolo. Il dramma è che importanti aree archeologiche centuripine, universalmente note già da oltre un secolo, aspettino ancora un atto di tutela.
Un notevole contributo negativo va certamente attribuito alla capacità distruttiva ed autolesionistica dei centuripini. All’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, abbiamo buttato via un’intera area archeologica, la necropoli di piano capitano - gelso e l’adiacente complesso di fornaci ellenistiche integro ed invidiabile, però abbiamo un campo sportivo che il mondo sicuramente non ci invidia. Bastava trasportare lo sterro proveniente dallo scavo della collina da un’altra parte e l’area archeologica sottostante si sarebbe conservata, invece di essere stata inesorabilmente sepolta e distrutta, senza dimenticare il contributo degli scarichi di inerti successivi.
La costruzione delle vecchie vasche per la depurazione delle acque fognarie che ancora oggi deturpano la vallata di c/da difesa, mai completate perché a quanto pare troppo vicine al centro abitato, ha danneggiato e compromesso i resti del sottostante quartiere ellenistico. Per non parlare dello sbancamento della collina, sul medesimo versante, sulla quale sono state costruite le palazzine IACP di via Genova. La terra, a mò di scarpata autostradale, ha sommerso una pendice, devastandola, che ospitava un'altro pezzo di città antica e antiche fornaci.
Abbiamo perso, solo in questi ultimi
decenni anche un impianto di fornaci ancora integro in contrada due palmenti,
tracce di insediamenti ellenistici a sud del centro abitato, tracce di impianti
termo-idraulici di epoca ellenistica sulla pendice ad ovest di viale marconi, piccole tracce di insediamenti ellenistici e romani, qua e la nel paese,
rimossi con leggiadra disinvoltura da mano pubblica e privata. Abbiamo addirittura
cancellato importanti testimonianze, che qualcuno diligentemente aveva anche
segnalato in pubblicazioni storiche, senza che nel frattempo fossero mai stati
utilizzati strumenti noti per la tutela. Mah!
Fino a qualche decennio fa le perizie,
predisposte dagli uffici della Soprintendenza di Enna, riuscivano a fare arrivare
qualche fondo per la manutenzione dei siti extrademaniali: il drenaggio a monte della fornace, sulla
provinciale 41, i puntelli del muro argine presso il largo Taormina, le
coperture sulla casa delle maschere e sulla tomba ipogeica della panneria, sono
solo alcuni esempi. Purtroppo anche le perizie di impegno spesa ormai latitano;
come se il patrimonio archeologico monumentale sia diventato ormai, di per sé, autoconservativo.
Ultimamente
la cittadinanza, dimostrando carattere, ha avanzato proposta di tutela su una
area bellissima del nostro territorio, Pietraperciata. Ma Centuripe, considerata l’altissima
valenza degli elementi storico-archeologici che possiede, non ultimo un Museo
Archeologico Regionale di undicimila metri cubi e quattromila reperti, potrebbe e
dovrebbe addirittura avanzare proposta d’istituzione di un parco archeologico.
Inverosimile sarebbe continuare a crogiolarsi in esasperanti attese di altrui
(in)competenze.
Enzo Castiglione