sabato 22 giugno 2024

Alla ricerca del Teatro perduto

 

Alla ricerca del Teatro perduto


1.    
Curve di livello

Uno dei temi relativi all’antica Kentòripa, che da sempre suscita interesse, curiosità ed interrogativi, tra gli addetti ai lavori e non, è il teatro greco della Centuripe ellenistica. Questo piccolo contributo (chi scrive non si gioca alcuna carriera accademica), serve solo  a stimolare eventuali ricerche che, applicando metodologie scientifiche, potrebbero raggiungere risultati certi, utilizzando anche le moderne tecnologie non invasive.

Ad oggi nessuno storico, nessun viaggiatore del Grand Tour, nessun conoscitore dei luoghi e della città, ha mai citato, seppur brevemente, la presenza di una pur minima traccia, sui versanti delle colline, su cui è adagiata la moderna Centuripe, di elementi di un teatro greco o romano. Jean Houel addirittura sosteneva ironizzando che mai e poi mai in una piccola città collinare come Centuripe, poteva insistere una costruzione di tale portata. Ma se ci pensiamo un attimo, proprio quella tesi non ha ragion d’essere; infatti i numerosi declivi, che circondano ancora la città, avevano le caratteristiche e le variabili adatte (alcuni  meno scoscesi di altri) ad ospitare tali antiche strutture. 

Nelle città di una certa magnificenza, e Centuripe lo era certamente, non poteva mancare quello spazio pubblico, utile per le rappresentazioni teatrali e anche per le assemblee pubbliche. La passione degli antichi centuripini per il teatro la stanno a testimoniare anche le maschere teatrali policrome in terracotta, rinvenute a Centuripe, la cui copiosità è seconda solo a Lipari e costituisce altro argomento appassionante, di cui si sono occupati numerosi studiosi.

Girovagando scherzosamente sulla moderna cartografia sono stati individuati parecchi siti che, dal punto di vista morfologico, per la pendenza del terreno e per le caratteristiche curve di livello a ferro di cavallo, avrebbero potuto ospitare sui loro declivi un bel teatro, rendendo  così felici l’ideatore, il progettista, il costruttore e i fruitori.

L’aerofotogrammetria offre curve di livello coinvolgenti ed affascinanti, che disegnano un territorio a volte aspro, a volte sinuoso e morbido, ripido o con larghi terrazzamenti; curve armoniose che celano chissà quali altri eccezionali ritrovamenti da svelare.

Tracce dell’antica città ellenistica si trovano in tutte le vallate che circondano Centuripe; quartieri, terrazzamenti, insediamenti tutti supportati da altrettante necropoli. Tali tracce hanno fatto intuire, agli studiosi, che la città ellenistica doveva estendersi parecchio e quindi contare numerosi abitanti che, probabilmente, non erano costretti, come accade oggi, a recarsi altrove per assistere ad un dramma o ad una commedia.

Ci si convince che, se un monumento di tale ampiezza non ha lasciato alcuna traccia di se, ciò non deriva solo dal fatto che il dilavamento della pendice ospitante lo abbia in parte ricoperto o distrutto, ma, molto più probabile,  che nuove costruzioni sorte su di esso e su tutta l’area lo abbiano definitivamente occultato. Se consideriamo inoltre la massiccia presenza di scavatori clandestini indigeni e di importazione, che per oltre due secoli hanno devastato le pendici centuripine con le loro “appassionanti ricerche” e mai nessuno di essi ha segnalato gradoni curvilinei nelle loro buche, si rafforza la tesi del probabile occultamento, involontario, attribuibile agli insediamenti dal XV secolo in poi.


2.     Occultati e riscoperti

Con la fine dell’impero romano, è ormai risaputo, parecchie strutture, che erano nate precedentemente ad esso o erano state costruite per magnificare  la potenza dell’impero, sono state abbandonate per la cessazione di sanguinari usi e costumi. Ad esempio, parecchi anfiteatri sono stati riutilizzati dall’uomo per altri scopi; è il caso degli anfiteatri di Firenze, Lucca, Assisi, Pollenzo, Venafro,  tutti individuabili dall’alto; occultati oggi in negozi, abitazioni, depositi, stalle ecc.. Alcuni, addirittura, sono stati comprati e  “smontati”, nel corso dei secoli, per costruire chiese, palazzi o chissà cosa.

Anfiteatri occultati

Il ritrovamento fortuito ed eccezionale del cosiddetto “anfiteatro che non c’era” di Volterra, rappresenta una singolarità; costruito all’interno di una valle è stato occultato dal fango dei dilavamenti e da madre natura. Oggi è in corso di definitiva escavazione.

E poi ci sono i teatri greci e romani, abbandonati, dismessi, distrutti ed occultati all’interno dei quartieri delle città. Queste strutture oggi molto apprezzate, laddove individuate e liberate, vivono una seconda vita e costituiscono, a volte, quanto di più prezioso possa celarsi nel moderno tessuto urbano.

Uno degli esempi più interessanti è il teatro antico di Catania, che solo un secolo fa era ancora occupato da un intero quartiere. La gran parte della cavea è stata riportata in luce durante gli anni cinquanta  del secolo scorso, quando vennero compiuti, sotto la direzione di Guido Libertini, impegnativi lavori di sbancamento.

Il teatro antico di Catania negli anni '30 e durante lo scavo degli anni '50

A Cartagena, in Spagna, un quartiere bizantino aveva occupato l’area del teatro antico. Alla fine del secolo scorso sono stati avviati gli scavi per restituirlo alla collettività. Oggi rappresenta per la città un vero e proprio gioiello.  

Il teatro romano di Cartagena

A Terracina, nel Lazio, il teatro romano, costruito però alla greca su una pendice,  è venuto in luce durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale; era ricoperto da stratificazioni medievali e moderne che sono state rimosse in questi ultimi anni. Alla fine del  2023 è stato reinaugurato.

Il teatro romano di Terracina

In altre località il teatro lo cercano da anni; a Messina, in particolare, tra la collina di Montepiselli e la collina del Cristo Re.


3.       Una botta di teatro

Tucidide e Diodoro citano Centuripe sempre in occasione di eventi bellici. Per almeno un secolo antagonista di Siracusa, Centuripe si schiera sempre con i greci, infine sottomessa da Timoleonte, nel 338 a.C., viene rifondata con nuovi coloni; alla morte di Timoleonte, qualche anno dopo, la città cerca di riconquistare la propria indipendenza da Siracusa appoggiando gli avversari di Agatocle, forse riuscendoci. Con Gerone II, durante il III sec. a.C., i centuripini rivestono infine il ruolo di alleati di Siracusa.

Questa pillola di storia serve a capire, oltre al rapporto concorrenziale tra le due città, perché sarà utilizzato a modello, nella ricerca del teatro di Centuripe, il teatro greco di Siracusa. Non è accettabile che un antagonista abbia il teatro più grande!

La cavea del teatro di Siracusa, uno dei più grandi del mondo greco,  aveva un diametro di 138,60 metri ed era in origine costituita da 67 ordini di gradini, per la maggior parte scavati nella roccia viva e divisi in 9 settori da scalinate. A metà altezza correva una precinzione, il diazoma che la divideva in due settori.  Le file superiori di gradini, oggi scomparse, erano costruite e poggiavano sopra un terrapieno sostenuto da muri di contenimento. L’inclinazione complessiva della cavea registrava una pendenza di circa 20 gradi.

L’attuale forma semicircolare, del teatro di Siracusa, ricorda le importanti modifiche operate dai romani nel periodo augusteo.

Nel caso centuripino, tra le diverse opzioni suggerite dalla morfologia del territorio,  per collocazione urbanistica, pendenza dell’area, acustica, esposizione e accessibilità, una in particolare, oltre a convincere più di altre, potrebbe intrinsecamente dimostrare come sia possibile fare sparire un teatro greco.

L’elemento che, più di altri, ha  favorito questa tesi è lo studio delle sezioni del declivio, che,  al netto di case e muri di terrazzamento moderni, si attesta attorno ai 20 gradi di pendenza; guarda caso la medesima del teatro greco di Siracusa.

Se è vero che da qualche parte bisognava pur cominciare, quale scelta migliore, se non il quartiere centuripino recante nomi di poeti, letterati, drammaturghi, scrittori e filosofi…

L’area della città tra la via Dante e il viale Leopardi, con dentro le vie Manzoni, Parini, Rapisardi, Pascoli,  Alfieri, Mamiani, Macchiavelli, Moncada e vico Metastasio, ha un assetto urbanistico curvilineo che, apparentemente, sembra disegnato da naturali geometrie concentriche. Tutta la vallata che da via Dante scende giù per il declivio fin oltre il Viale Leopardi, al netto delle moderne costruzioni, dà piuttosto l’impressione  di essere stata livellata e modellata per ottenere una cavea con il massimo della resa acustica e della capienza. Comunque è solo un’ipotesi.

Centuripe, che ha già tanto da offrire, e i centuripini, potrebbero perseguire la certezza che ci fosse anche qui, da qualche parte, il teatro antico, se non altro per confermare l’importanza della città nell’antichità e per pacificare gli animi di chi cerca ancora risposte.                                                        

                                                                                                    Enzo Castiglione


Nessun commento:

Posta un commento