Alla ricerca del Teatro
perduto
Uno dei temi relativi
all’antica Kentòripa, che da sempre suscita interesse, curiosità ed
interrogativi, tra gli addetti ai lavori e non, è il teatro greco della Centuripe
ellenistica. Questo piccolo contributo (chi scrive non si gioca alcuna carriera
accademica), serve solo a stimolare
eventuali ricerche che, applicando metodologie scientifiche, potrebbero
raggiungere risultati certi, utilizzando anche le moderne tecnologie non
invasive.
Ad oggi nessuno storico, nessun viaggiatore del Grand Tour, nessun conoscitore dei luoghi e della città, ha mai citato, seppur brevemente, la presenza di una pur minima traccia, sui versanti delle colline, su cui è adagiata la moderna Centuripe, di elementi di un teatro greco o romano. Jean Houel addirittura sosteneva ironizzando che mai e poi mai in una piccola città collinare come Centuripe, poteva insistere una costruzione di tale portata. Ma se ci pensiamo un attimo, proprio quella tesi non ha ragion d’essere; infatti i numerosi declivi, che circondano ancora la città, avevano le caratteristiche e le variabili adatte (alcuni meno scoscesi di altri) ad ospitare tali antiche strutture.
Nelle città di una certa magnificenza, e Centuripe lo era certamente, non poteva mancare quello spazio pubblico, utile per le rappresentazioni teatrali e anche per le assemblee pubbliche. La passione degli antichi centuripini per il teatro la stanno a testimoniare anche le maschere teatrali policrome in terracotta, rinvenute a Centuripe, la cui copiosità è seconda solo a Lipari e costituisce altro argomento appassionante, di cui si sono occupati numerosi studiosi.
Girovagando scherzosamente sulla
moderna cartografia sono stati individuati parecchi siti che, dal punto di
vista morfologico, per la pendenza del terreno e per le caratteristiche curve
di livello a ferro di cavallo, avrebbero potuto ospitare sui loro declivi un
bel teatro, rendendo così felici l’ideatore, il progettista, il costruttore e i fruitori.
L’aerofotogrammetria offre curve di
livello coinvolgenti ed affascinanti, che disegnano un territorio a volte
aspro, a volte sinuoso e morbido, ripido o con larghi terrazzamenti; curve armoniose
che celano chissà quali altri eccezionali ritrovamenti da svelare.
Tracce dell’antica città ellenistica
si trovano in tutte le vallate che circondano Centuripe; quartieri,
terrazzamenti, insediamenti tutti supportati da altrettante necropoli. Tali
tracce hanno fatto intuire, agli studiosi, che la città ellenistica doveva
estendersi parecchio e quindi contare numerosi abitanti che, probabilmente, non
erano costretti, come accade oggi, a recarsi altrove per assistere ad un dramma
o ad una commedia.
Ci si convince che, se un monumento di tale ampiezza non ha
lasciato alcuna traccia di se, ciò non deriva solo dal fatto che il dilavamento
della pendice ospitante lo abbia in parte ricoperto o distrutto, ma, molto più
probabile, che nuove costruzioni sorte
su di esso e su tutta l’area lo abbiano definitivamente occultato. Se
consideriamo inoltre la massiccia presenza di scavatori clandestini indigeni e
di importazione, che per oltre due secoli hanno devastato le pendici
centuripine con le loro “appassionanti ricerche” e mai nessuno di essi ha
segnalato gradoni curvilinei nelle loro buche, si rafforza la tesi del
probabile occultamento, involontario, attribuibile agli insediamenti dal XV
secolo in poi.
2.
Occultati e riscoperti
Con la fine dell’impero romano, è
ormai risaputo, parecchie strutture, che erano nate precedentemente ad esso o erano
state costruite per magnificare la
potenza dell’impero, sono state abbandonate per la cessazione di sanguinari usi
e costumi. Ad esempio, parecchi anfiteatri sono stati riutilizzati dall’uomo
per altri scopi; è il caso degli anfiteatri di Firenze, Lucca, Assisi,
Pollenzo, Venafro, tutti individuabili
dall’alto; occultati oggi in negozi, abitazioni, depositi, stalle ecc.. Alcuni,
addirittura, sono stati comprati e “smontati”, nel corso dei secoli, per
costruire chiese, palazzi o chissà cosa.
Il ritrovamento fortuito ed eccezionale del cosiddetto “anfiteatro che non c’era” di Volterra, rappresenta una singolarità; costruito all’interno di una valle è stato occultato dal fango dei dilavamenti e da madre natura. Oggi è in corso di definitiva escavazione.
E poi ci sono i teatri greci e
romani, abbandonati, dismessi, distrutti ed occultati all’interno dei quartieri
delle città. Queste strutture oggi molto apprezzate, laddove individuate e
liberate, vivono una seconda vita e costituiscono, a volte, quanto di più
prezioso possa celarsi nel moderno tessuto urbano.
Uno degli esempi più interessanti è
il teatro antico di Catania, che solo un secolo fa era ancora occupato da un intero
quartiere. La gran parte della cavea è stata riportata in luce durante gli anni
cinquanta del secolo scorso, quando
vennero compiuti, sotto la direzione di Guido Libertini, impegnativi lavori di
sbancamento.
A Cartagena, in Spagna, un quartiere bizantino aveva occupato l’area del teatro antico. Alla fine del secolo scorso sono stati avviati gli scavi per restituirlo alla collettività. Oggi rappresenta per la città un vero e proprio gioiello.
A Terracina, nel Lazio, il teatro romano, costruito però alla greca su una pendice, è venuto in luce durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale; era ricoperto da stratificazioni medievali e moderne che sono state rimosse in questi ultimi anni. Alla fine del 2023 è stato reinaugurato.
In altre località il teatro lo cercano da anni; a Messina, in particolare, tra la collina di Montepiselli e la collina del Cristo Re.
3. Una botta di teatro
Tucidide e Diodoro citano Centuripe
sempre in occasione di eventi bellici. Per almeno un secolo antagonista di
Siracusa, Centuripe si schiera sempre con i greci, infine sottomessa da
Timoleonte, nel 338 a.C., viene rifondata con nuovi coloni; alla morte di
Timoleonte, qualche anno dopo, la città cerca di riconquistare la propria
indipendenza da Siracusa appoggiando gli avversari di Agatocle, forse riuscendoci.
Con Gerone II, durante il III sec. a.C., i centuripini rivestono infine il
ruolo di alleati di Siracusa.
Questa pillola di
storia serve a capire, oltre al rapporto concorrenziale tra le due città,
perché sarà utilizzato a modello, nella ricerca del teatro di Centuripe, il
teatro greco di Siracusa. Non è accettabile che un antagonista abbia il teatro
più grande!
La cavea del teatro di
Siracusa, uno dei più grandi del mondo greco, aveva un diametro di 138,60 metri ed era in
origine costituita da 67 ordini di gradini, per la maggior parte scavati nella
roccia viva e divisi in 9 settori da scalinate. A metà altezza correva una
precinzione, il diazoma che la divideva in due settori. Le file superiori di gradini, oggi scomparse,
erano costruite e poggiavano sopra un terrapieno sostenuto da muri di
contenimento. L’inclinazione complessiva della cavea registrava una pendenza di
circa 20 gradi.
Nel caso centuripino,
tra le diverse opzioni suggerite dalla morfologia del territorio, per collocazione urbanistica, pendenza
dell’area, acustica, esposizione e accessibilità, una in particolare, oltre a
convincere più di altre, potrebbe intrinsecamente dimostrare come sia possibile
fare sparire un teatro greco.
L’elemento che, più di altri, ha favorito questa tesi è lo studio delle sezioni del declivio, che, al netto di case e muri di terrazzamento moderni, si attesta attorno ai 20 gradi di pendenza; guarda caso la medesima del teatro greco di Siracusa.
Se è vero che da
qualche parte bisognava pur cominciare, quale scelta migliore, se non il
quartiere centuripino recante nomi di poeti, letterati, drammaturghi, scrittori
e filosofi…
L’area della città tra la via Dante e il viale Leopardi, con dentro le vie Manzoni, Parini, Rapisardi, Pascoli, Alfieri, Mamiani, Macchiavelli, Moncada e vico Metastasio, ha un assetto urbanistico curvilineo che, apparentemente, sembra disegnato da naturali geometrie concentriche. Tutta la vallata che da via Dante scende giù per il declivio fin oltre il Viale Leopardi, al netto delle moderne costruzioni, dà piuttosto l’impressione di essere stata livellata e modellata per ottenere una cavea con il massimo della resa acustica e della capienza. Comunque è solo un’ipotesi.
Centuripe, che ha già tanto da offrire, e i centuripini, potrebbero perseguire la certezza che ci fosse anche qui, da qualche parte, il teatro antico, se non altro per confermare l’importanza della città nell’antichità e per pacificare gli animi di chi cerca ancora risposte.
Enzo Castiglione
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