Centorbi - La Licentia Populandi
del 1501
« Privilegium et concessio rehabitandi
Pheudum et Casale vetustum ed dirutum, nuncupatum - Centorbi - Die quarto
octobris 5 ind.: 1501. Ex Regio Archivio Panormi ».
Le
vicende, di cui ci occuperemo, hanno inizio alla fine del XV secolo. Centorbi
proviene da tre secoli bui, il XIII funestato da pesanti distruzioni e da
mancati reinsediamenti e ricostruzioni; il XIV
segnato da una lunga disputa ereditaria, alla morte di Matteo Sclafani,
tra la famiglia Moncada e i Peralta; e il XV di lento ripopolamento, avviato dalla forte eruzione dell’Etna del
1408, che aveva costretto a spostarsi, sulle colline dell’antica città Centuripina,
le popolazioni del catanese.
Proprietari del feudo erano, da almeno
un secolo e mezzo, i Moncada.
Giovanni Tommaso Moncada, 4° Conte di
Adernò e 4° Conte di Sclafani, Signore di Paternò, Gentiluomo di Camera del Re
d’Aragona, Governatore di Catania, Maestro Giustiziere del Regno di Sicilia,
Governatore della Sicilia in assenza del Vicerè, Governatore Generale delle
armi in Agosta, muore dopo il testamento del 1° giugno 1501. Ad egli, succede
il figlio Guglielmo Raimondo VI.
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La
“caccia alle figlie ereditiere” con Guglielmo Raimondo prosegue e non si ferma
neppure di fronte a vincoli di consanguineità. Per mettere la mani sulla Contea
di Caltanissetta, non esita a sposare Contissella Moncada, unica figlia del
cugino Antonio II, con cui condivideva diritti ereditari, riuscendo così a
riunire i due rami del casato siciliano dei Moncada, quello di Caltanissetta con
quello di Paternò. Lo stato
feudale dei Moncada, occupando adesso una grande fetta della Sicilia centro orientale
dalle pendici dell'Etna sino agli altipiani del nisseno, consente ai medesimi di
divenire una delle famiglie più influenti dell’isola che, assumendo un posto di
rilievo all’interno del Parlamento siciliano, prosegue la propria ascesa
sociale e politica. Lo stesso Guglielmo Raimondo ricopre importantissimi ruoli:
Generale Comandante delle truppe siciliane contro i Turchi nel 1492, Maestro
Giustiziere del Regno dal 1502, Presidente del Regno nel 1509, oltre che 5° Conte di Adernò e 5° Conte di Sclafani, Conte di
Caltanissetta, Signore di Paternò, Governatore Generale delle armi del Regno di
Sicilia.
Da
una antica copia del privilegio di riedificazione di Centorbi, datata 4 ottobre
1501, in possesso del Canonico centuripino Filippo Ansaldi e pubblicata nel
1981 nelle sue “Memorie storiche di Centuripe”, si evince che proprio don
Guglielmo Raimondo di Montecateno, conte di Adernò, Caltanissetta ed Agosta,
signore di Paternò, consigliere regio, espose al viceré di Sicilia, Giovanni De
La Nucha, che esisteva nel territorio della propria contea di Adernò un casale
rovinato volgarmente detto di Centorbi, distrutto in epoche precedenti, e
chiedeva la licenza di riedificarlo e ripopolarlo. Il viceré d'allora, che governava la
Sicilia per il re Ferdinando, con privilegio spedito da Palermo, accordava al
chiedente la facoltà di poter riedificare il casale di Centorbi, e quindi farlo
ripopolare.
La traduzione
del “Privilegio di riedificazione di Centuripe” così recita (il testo originale
è possibile reperirlo nel libro dell’Ansaldi che si trova anche in biblioteca
comunale):
Malgrado il
privilegio di riedificazione, porti la data 4 ottobre 1501, diversi autorevoli
storici, fra cui l'abate Amico 1757, Jeannette Power 1842, Attilio
Zuccagni-Orlandini 1842, Luigi Piale 1853, Elisée Reclus 1873, Sebastiano Salomone 1884, Francesco San
Martino De Spucches 1925, per citarne alcuni, nonché decine di autori e
studiosi contemporanei tra cui: Giuseppe Bellafiore 1963, Ferdinando Maurici
1992, Laura Sciascia 1993, Matteo Collura 2010 e molti altri, continuano
imperterriti ad asserire che Francesco Moncada conte di Adernò, ottiene la facoltà
di riedificare Centorbi nel 1548 (?) Come se il testo dell’Ansaldi non sia mai stato pubblicato e non sia ormai
di dominio pubblico da almeno quaranta anni! Come se non
bastasse, anche il sito ufficiale del Comune di Centuripe che, tra l’altro,
finanziò la stampa del volume dell’Ansaldi a cura del Dottor Cacia, nelle notizie storiche sulla città ribadisce l'erronea data di rifondazione della città.
Addirittura
nell’era della rete globale, con il copia e incolla, è diventata una vera e
propria epidemia di disinformazioni; le decine di pubblicazioni, che
sconoscendo il testo dell’Ansaldi, continuano a divulgare notizie erronee, hanno nel frattempo generato migliaia di testi che attingendo a
dati fasulli continuano a proliferare moltiplicandosi incessantemente. Ciò che lascia
sgomenti è che dentro questo gioco dell’inverosimile siano finiti con entrambi
i piedi anche i conterranei dell’Ansaldi che il libro “Memorie storiche di
Centuripe”, si presuppone, dovrebbero almeno averlo sfogliato. Inoltre,
genealogia dei Moncada alla mano, basterebbe fare una semplice riflessione.
Guglielmo
Raimondo VI, ebbe l’investitura della contea il 24 settembre 1501, morì ad Adernò poco dopo il testamento del 14 ottobre 1510. Gli successe il figlio Antonio
III,
Antonio III Moncada
che morì a
Paternò nel 1549; ad Antonio III successe il primogenito Francesco, il quale
prese l’investitura della contea solo l’otto febbraio del 1550 ed iniziò
la gestione dei suoi stati feudali con una notevole attività che trasformerà i Moncada
in grandi proprietari terrieri. Il reddito dei Moncada aumenta fino a divenire
un sesto delle entrate ordinarie dello stato ed il primo fra tutte le famiglie
nobili siciliane.
Francesco
Moncada
Questo potere
economico venne riconosciuto dal re di Spagna che con privilegio dell’8 aprile
1565 attribuì al conte Francesco il titolo di 1° Principe di Paternò pur
conservandogli quello di Conte di Caltanissetta.
Ma è comunque
inverosimile che proprio Francesco, prima della morte del padre e prima che
avesse ricevuto la investitura della Contea, abbia potuto legittimamente chiedere
ed ottenere la facoltà di riedificare Centorbi. Non c’è infatti alcun documento che lo
attesti.
D’altronde come
potrebbe esserci se il fatto non sussiste?
Enzo Castiglione
Guglielmo Raimondo VI Moncada, titolare della Licentia Populandi
del 1501 e quindi il legittimo fondatore della moderna Centuripe.
Bibliografia essenziale:
-
GIARRIZZO G., Alla corte dei Moncada
(secoli XVIXVII),
in "Annali di storia moderna e
contemporanea", 1999, pp. 429-43.
-
LAUDANI S., Lo stato del principe. I
Moncada e i loro territori,
Caltanissetta-Roma, Salvatore
Sciascia Editore, 2008.
-
PALAZZOLO GRAVINA V., Il blasone in
Sicilia, Bologna, Forni Editore, 1972.
-
F. ANSALDI, Memorie storiche di
Centuripe, Ediprint Catania, 1981
-
L. SCIASCIA, Le donne, i cavalieri, gli
agi e gli affanni.
Famiglie e potere in Sicilia tra XII e XIV
secolo, Sicania, 1993
-
L. SCIASCIA, Il seme nero - Storia e
memoria in Sicilia, Sicania 1996
-
SCALISI L., La Sicilia dei Moncada. Le
corti, l’arte e la cultura nei secoli XVI-XVII,
Domenico Sanfilippo Editore, 2006.
-
SCALISI L., La Sicilia degli Heroi:
Storia di arte e potere fra Sicilia e Spagna,
Domenico Sanfilippo Editore, 2008.
-
ZAFFUTO ROVELLO R., Signori e Corti nel
cuore della Sicilia,
Fondazione Culturale “Salvatore
Sciascia”. 1995
-
Francesco San Martino De Spucches - La
storia dei titoli nobiliari e dei feudi in Sicilia, 1925
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