venerdì 9 giugno 2017

Centorbi - La Licentia Populandi del 1501

Centorbi - La Licentia Populandi del 1501
« Privilegium et concessio rehabitandi Pheudum et Casale vetustum ed dirutum, nuncupatum - Centorbi - Die quarto octobris 5 ind.: 1501. Ex Regio Archivio Panormi ».

Le vicende, di cui ci occuperemo, hanno inizio alla fine del XV secolo. Centorbi proviene da tre secoli bui, il XIII funestato da pesanti distruzioni e da mancati reinsediamenti e ricostruzioni; il XIV  segnato da una lunga disputa ereditaria, alla morte di Matteo Sclafani, tra la famiglia Moncada e i Peralta; e il XV di lento ripopolamento,  avviato dalla forte eruzione dell’Etna del 1408, che aveva costretto a spostarsi, sulle colline dell’antica città Centuripina, le popolazioni del catanese.
         Proprietari del feudo erano, da almeno un secolo e mezzo, i Moncada.
     Giovanni Tommaso Moncada, 4° Conte di Adernò e 4° Conte di Sclafani, Signore di Paternò, Gentiluomo di Camera del Re d’Aragona, Governatore di Catania, Maestro Giustiziere del Regno di Sicilia, Governatore della Sicilia in assenza del Vicerè, Governatore Generale delle armi in Agosta, muore dopo il testamento del 1° giugno 1501. Ad egli, succede il figlio Guglielmo Raimondo VI.   


Guglielmo Raimondo VI Moncada

 La “caccia alle figlie ereditiere” con Guglielmo Raimondo prosegue e non si ferma neppure di fronte a vincoli di consanguineità. Per mettere la mani sulla Contea di Caltanissetta, non esita a sposare Contissella Moncada, unica figlia del cugino Antonio II, con cui condivideva diritti ereditari, riuscendo così a riunire i due rami del casato siciliano dei Moncada, quello di Caltanissetta con quello di Paternò.  Lo stato feudale dei Moncada, occupando adesso una grande fetta della Sicilia centro orientale dalle pendici dell'Etna sino agli altipiani del nisseno, consente ai medesimi di divenire una delle famiglie più influenti dell’isola che, assumendo un posto di rilievo all’interno del Parlamento siciliano, prosegue la propria ascesa sociale e politica. Lo stesso Guglielmo Raimondo ricopre importantissimi ruoli: Generale Comandante delle truppe siciliane contro i Turchi nel 1492, Maestro Giustiziere del Regno dal 1502, Presidente del Regno nel 1509, oltre che 5° Conte di Adernò e 5° Conte di Sclafani, Conte di Caltanissetta, Signore di Paternò, Governatore Generale delle armi del Regno di Sicilia. 


Da una antica copia del privilegio di riedificazione di Centorbi, datata 4 ottobre 1501, in possesso del Canonico centuripino Filippo Ansaldi e pubblicata nel 1981 nelle sue “Memorie storiche di Centuripe”, si evince che proprio don Guglielmo Raimondo di Montecateno, conte di Adernò, Caltanissetta ed Agosta, signore di Paternò, consigliere regio, espose al viceré di Sicilia, Giovanni De La Nucha, che esisteva nel territorio della propria contea di Adernò un casale rovinato volgarmente detto di Centorbi, distrutto in epoche precedenti, e chiedeva la licenza di riedificarlo e ripopolarlo. Il viceré d'allora, che governava la Sicilia per il re Ferdinando, con privilegio spedito da Palermo, accordava al chiedente la facoltà di poter riedificare il casale di Centorbi, e quindi farlo ripopolare.

La traduzione del “Privilegio di riedificazione di Centuripe” così recita (il testo originale è possibile reperirlo nel libro dell’Ansaldi che si trova anche in biblioteca comunale):

     Malgrado il privilegio di riedificazione, porti la data 4 ottobre 1501, diversi autorevoli storici, fra cui l'abate Amico 1757, Jeannette Power 1842, Attilio Zuccagni-Orlandini 1842, Luigi Piale 1853, ‎Elisée Reclus 1873, Sebastiano Salomone 1884, Francesco San Martino De Spucches 1925, per citarne alcuni, nonché decine di autori e studiosi contemporanei tra cui: Giuseppe Bellafiore 1963, Ferdinando Maurici 1992, Laura Sciascia 1993, Matteo Collura 2010 e molti altri, continuano imperterriti ad asserire che Francesco Moncada conte di Adernò, ottiene la facoltà di riedificare Centorbi nel 1548 (?) Come se il testo dell’Ansaldi non sia mai stato pubblicato e non sia ormai di dominio pubblico da almeno quaranta anni! Come se non bastasse, anche il sito ufficiale del Comune di Centuripe che, tra l’altro, finanziò la stampa del volume dell’Ansaldi a cura del Dottor Cacia, nelle notizie storiche sulla città ribadisce l'erronea data di rifondazione della città.
Addirittura nell’era della rete globale, con il copia e incolla, è diventata una vera e propria epidemia di disinformazioni; le decine di pubblicazioni, che sconoscendo il testo dell’Ansaldi, continuano a divulgare notizie erronee, hanno nel frattempo generato migliaia di testi che attingendo a dati fasulli continuano a proliferare moltiplicandosi incessantemente. Ciò che lascia sgomenti è che dentro questo gioco dell’inverosimile siano finiti con entrambi i piedi anche i conterranei dell’Ansaldi che il libro “Memorie storiche di Centuripe”, si presuppone, dovrebbero almeno averlo sfogliato.  Inoltre, genealogia dei Moncada alla mano, basterebbe fare una semplice riflessione.
Guglielmo Raimondo VI, ebbe l’investitura della contea il 24 settembre 1501, morì ad  Adernò poco dopo il testamento del 14 ottobre 1510. Gli successe il figlio Antonio III, 

Antonio III Moncada

che morì a Paternò nel 1549; ad Antonio III successe il primogenito Francesco, il quale prese l’investitura della contea solo l’otto febbraio del 1550 ed iniziò la gestione dei suoi stati feudali con una notevole attività che trasformerà i Moncada in grandi proprietari terrieri. Il reddito dei Moncada aumenta fino a divenire un sesto delle entrate ordinarie dello stato ed il primo fra tutte le famiglie nobili siciliane.
Francesco Moncada

Questo potere economico venne riconosciuto dal re di Spagna che con privilegio dell’8 aprile 1565 attribuì al conte Francesco il titolo di 1° Principe di Paternò pur conservandogli quello di Conte di Caltanissetta.
Ma è comunque inverosimile che proprio Francesco, prima della morte del padre e prima che avesse ricevuto la investitura della Contea, abbia potuto legittimamente chiedere ed ottenere la facoltà di riedificare Centorbi.  Non c’è infatti alcun documento che lo attesti.
D’altronde come potrebbe esserci se il fatto non sussiste? 
                                                                                                     Enzo Castiglione


Guglielmo Raimondo VI Moncada, titolare della Licentia Populandi 
del 1501 e quindi il legittimo fondatore della moderna Centuripe.


        Bibliografia essenziale:
-          GIARRIZZO G., Alla corte dei Moncada (secoli XVIXVII),
                 in "Annali di storia moderna e contemporanea", 1999, pp. 429-43.
-          LAUDANI S., Lo stato del principe. I Moncada e i loro territori,
                 Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 2008.
-          PALAZZOLO GRAVINA V., Il blasone in Sicilia, Bologna, Forni Editore, 1972.
-          F. ANSALDI, Memorie storiche di Centuripe, Ediprint Catania, 1981
-          L. SCIASCIA, Le donne, i cavalieri, gli agi e gli affanni.
 Famiglie e potere in Sicilia tra XII e XIV secolo,  Sicania, 1993
-          L. SCIASCIA, Il seme nero - Storia e memoria in Sicilia, Sicania 1996
-          SCALISI L., La Sicilia dei Moncada. Le corti, l’arte e la cultura nei secoli XVI-XVII,
Domenico Sanfilippo Editore, 2006.
-          SCALISI L., La Sicilia degli Heroi: Storia di arte e potere fra Sicilia e Spagna,
 Domenico Sanfilippo Editore, 2008.
-          ZAFFUTO ROVELLO R., Signori e Corti nel cuore della Sicilia,
Fondazione Culturale “Salvatore Sciascia”. 1995
-          Francesco San Martino De Spucches - La storia dei titoli nobiliari e dei feudi in Sicilia, 1925

Nessun commento:

Posta un commento