venerdì 2 giugno 2017

Centuripe: gallerie nel foro romano

Centuripe: gallerie nel foro romano

Dalla storia della ricerca archeologica centuripina, abbiamo notizie di una galleria di epoca romana scoperta nel 1958 e subito indagata; di questa galleria conosciamo la consistenza, l’orientamento e quant’altro, grazie alle indagini condotte dal Prof. Rizza padre e ai recenti accertamenti di superficie dell’Arch. Rizza figlio.



Essa congiungeva l’area degli Augustales e i quartieri situati sulle terrazze ad est, con il versante della città a sud ovest, laddove il tracciato stradale proseguiva probabilmente verso sud, verso la strada dei latifondi Catania-Agrigento. Dell’esistenza di altre gallerie non abbiamo mai saputo niente, qualcosa è stato ipotizzato ma non con assoluta certezza scientifica. 
Alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, avevano cominciato a circolare notizie (appena sussurrate)  provenienti da un cantiere per la costruzione di una prima tranche del mulino adiacente all’officina del fabbro Castiglione, in viale Fiorenza. Lo scavo per le fondamenta in un preciso punto del cantiere, di cui solo oggi sappiamo con certezza le coordinate, dovette necessariamente scendere parecchio di quota alla ricerca di terreno solido; si individuò quindi casualmente ad una certa profondità un antico manufatto: un muro in pietra a faccia vista realizzato con molta cura; era visibile per un alzato di circa due metri e mezzo e per la lunghezza, resa possibile dall’ampiezza dello scavo, di almeno un metro e mezzo.


Ai piedi del muro,  a circa -13 metri dal piano stradale di Viale Fiorenza, si individuò un basolato caratterizzato da un notevole solco che solo i continui passaggi di veicoli a ruote potevano aver formato; esso era largo circa 35 centimetri, profondo dai 2 ai 3 centimetri e parallelo al muro antico da cui distava 55-60 centimetri.


 Sia il muro che il profondo solco sul basolato erano direzionati verso l’estremità di un edificio ad ovest sulla collina, la cosiddetta “casalina”; che prospetta anche su piazza duomo,  quindi per ovvietà la direzione suggerita dal manufatto era verso contrada bagni, luogo reso famoso dalla presenza dei resti di un notevole impianto termale.


Siamo di fronte ad un’altra vera e propria metropolitana? Un altro attraversamento stradale, nel vero senso della parola, in galleria, dell’impervia collina centuripina? Difatti una galleria avrebbe consentito un passaggio immediato all’arteria inclusa fra le strade che completavano l’antica rete viaria romana (ricordata dall’Itinerarium Antonini, da Edrisi e riportata nella Tabula Peutingeriana) e che provenendo da Catania proseguiva verso Termini.


La strada superato il fiume Simeto in territorio di Centuripe, dove si trovano i resti di un ponte diruto, grazie anche a lunghe tagliate operate nella roccia, avrebbe raggiunto la città da est,  e probabilmente attorno a quota 680 mt. s.l.m., se consideriamo la quota del basolato,         

 l’attraversava in galleria, con un orientamento  ipotetico rispetto al nord magnetico di circa 300°, e per la lunghezza all’incirca di 140 metri lineari, e una volta raggiunta l’altra uscita, proseguiva in discesa  verso ovest-nord-ovest in direzione di Agira.
Questa recente immagine serve semplicemente a chiedersi: come mai il muro che costeggia a monte via Bagni, ha quasi sempre tracce irregolari di umido dalla freccia arancione in giù?


La stranezza potrebbe trovare giustificazione nelle funzioni veicolatorie di uno scavo nella roccia tufacea; una galleria in disuso potrebbe svolgere ancora oggi, inconsapevolmente, la funzione di captazione di acque che solitamente la roccia scavata riesce a compiere; le pendenze del tracciato fanno il resto. Ma è solo una ipotesi.
Ci sarebbe, com’è ovvio, ancora tanto da approfondire e da scrivere sull’argomento. Il primo passo potrebbe essere questo: la sezione della collina,  sull’asse della galleria, attraversa a varie quote almeno sei diverse strade e piazza duomo; su di esse sarebbe possibile con le moderne metodologie di rilievo geologico (georadar e prospezioni geoelettriche) rintracciare e segnare con precisione anomalie e tracce archeologiche presenti anche a notevoli profondità.


Se tanto mi da tanto  il foro dell’antica città, sede anche degli augustali, e a seconda del punto di vista tribuna o palcoscenico, non a caso avrebbe occupato proprio quello spazio, dove diventava possibile applicare la prassi di dominare non solo visivamente le importanti vie di comunicazione.
Il foro architettonico tra due fori ingegneristici distanti tra essi appena 150 metri, due semplici pertugi da dove transitavano merci e interessi, notizie e cultura, eventi e truppe militari, in pratica il mondo attorno.
Enzo Castiglione





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