Centuripe: gallerie nel foro romano
Dalla storia della ricerca archeologica centuripina, abbiamo
notizie di una galleria di epoca romana scoperta nel 1958 e subito indagata; di
questa galleria conosciamo la consistenza, l’orientamento e quant’altro, grazie
alle indagini condotte dal Prof. Rizza padre e ai recenti accertamenti di
superficie dell’Arch. Rizza figlio.
Essa congiungeva l’area degli Augustales e i quartieri situati sulle terrazze ad est, con il versante della città a sud ovest, laddove il tracciato stradale proseguiva probabilmente verso sud, verso la strada dei latifondi Catania-Agrigento. Dell’esistenza di altre gallerie non abbiamo mai saputo niente, qualcosa è stato ipotizzato ma non con assoluta certezza scientifica.
Alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, avevano cominciato a
circolare notizie (appena sussurrate) provenienti da un cantiere per la costruzione
di una prima tranche del mulino adiacente all’officina del fabbro Castiglione,
in viale Fiorenza. Lo scavo per le fondamenta in un preciso punto del cantiere,
di cui solo oggi sappiamo con certezza le coordinate, dovette necessariamente
scendere parecchio di quota alla ricerca di terreno solido; si individuò quindi
casualmente ad una certa profondità un antico manufatto: un muro in pietra a
faccia vista realizzato con molta cura; era visibile per un alzato di circa due
metri e mezzo e per la lunghezza, resa possibile dall’ampiezza dello scavo, di
almeno un metro e mezzo.
Ai piedi del muro, a
circa -13 metri dal piano stradale di Viale Fiorenza, si individuò un basolato caratterizzato
da un notevole solco che solo i continui passaggi di veicoli a ruote potevano
aver formato; esso era largo circa 35 centimetri, profondo dai 2 ai 3
centimetri e parallelo al muro antico da cui distava 55-60 centimetri.
Sia il muro che il profondo
solco sul basolato erano direzionati verso l’estremità di un edificio ad ovest
sulla collina, la cosiddetta “casalina”; che prospetta anche su piazza duomo, quindi per ovvietà la direzione suggerita dal
manufatto era verso contrada bagni, luogo reso famoso dalla presenza dei resti
di un notevole impianto termale.
Siamo di fronte ad un’altra vera e propria metropolitana? Un
altro attraversamento stradale, nel vero senso della parola, in galleria, dell’impervia
collina centuripina? Difatti una galleria avrebbe consentito un passaggio
immediato all’arteria inclusa fra le strade che
completavano l’antica rete viaria romana (ricordata dall’Itinerarium Antonini,
da Edrisi e riportata nella Tabula Peutingeriana) e che provenendo da Catania
proseguiva verso Termini.
Questa recente immagine
serve semplicemente a chiedersi: come mai il muro che costeggia a monte via
Bagni, ha quasi sempre tracce irregolari di umido dalla freccia arancione in giù?
La stranezza potrebbe
trovare giustificazione nelle funzioni veicolatorie di uno scavo nella roccia
tufacea; una galleria in disuso potrebbe svolgere ancora oggi, inconsapevolmente,
la funzione di captazione di acque che solitamente la roccia scavata riesce a
compiere; le pendenze del tracciato fanno il resto. Ma è solo una ipotesi.
Ci sarebbe, com’è ovvio, ancora tanto da approfondire e da
scrivere sull’argomento. Il primo passo potrebbe essere questo: la sezione della
collina, sull’asse della galleria, attraversa
a varie quote almeno sei diverse strade e piazza duomo; su di esse sarebbe
possibile con le moderne metodologie di rilievo geologico (georadar e
prospezioni geoelettriche) rintracciare e segnare con precisione anomalie e
tracce archeologiche presenti anche a notevoli profondità.
Se tanto mi da tanto il
foro dell’antica città, sede anche degli augustali, e a seconda del punto di
vista tribuna o palcoscenico, non a caso avrebbe occupato proprio quello spazio,
dove diventava possibile applicare la prassi di dominare non solo visivamente
le importanti vie di comunicazione.
Il foro architettonico tra due fori ingegneristici distanti tra
essi appena 150 metri, due semplici pertugi da dove transitavano merci e
interessi, notizie e cultura, eventi e truppe militari, in pratica il mondo
attorno.
Enzo Castiglione
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